Ci troviamo ad affrontare un periodo storico carico di emozioni e gradi cambiamenti, oserei dire, all’ordine del giorno.
È molto faticoso rimanere sospesi, in attesa, ma in ogni caso, lo vogliamo o no, le cose cambiano ed è forse più opportuno accogliere il cambiamento e imparare qualcosa da esso.
Per questo motivo ho ripreso in mano un libro che regalai a mia figlia qualche anno fa, “Prima dopo” di M. Aregui e A.M. Ramstein (ed. L’ippocampo).
Come sempre la letteratura per bambini ha molto da insegnare anche a noi adulti.
“Prima dopo” è un silent book, un libro senza parole, ma che di pensieri e parole ne fa fiorire come un ciliegio a primavera.
Una sequenza di immagini di mondi “prima e dopo”: la notte con luna e stelle si trasforma in un cielo terso con un sole splendente, il seme di cacao, nella pagina a seguire, diventa un tavoletta di cioccolato, le uova nel nido sul melo di primavera si trasformano in pulcini in estate. Ma non solo, tra le pagine troviamo anche delle mini narrazioni, che a volte riprendono anche parecchie pagine più avanti: il bruco prima sale sulla foglia che è ancora integra, nella pagina seguente, ridiscende dopo un lauto pranzo di cui la foglia reca ora i segni; girando pagina, troviamo lo stesso bruco poggiato sullo stelo di un fiore, guardando al dopo, il bruco si è trasformato in farfalla e prende il volo.
Tutta questa bellezza è rappresentata attraverso una grafica semplice e chiara ma per nulla banale, dai colori pastello quasi vintage, che molto mi ricordano lo stile grafico tipico delle rappresentazioni giapponesi.
Il tema che ho colto più fortemente è la trasformazione, il cambiamento. Ma, c’è anche dell’altro tra queste pagine.
I livelli di lettura sono molteplici e differenti: ciò che i bambine e bambini sapranno cogliere bene e meglio dell’adulto, è la magia della trasformazione, quasi un mistero, anche solo da assaporare nella sospensione della meraviglia.
Questo libro allena anche l’osservazione e soffermandosi maggiormente sui dettagli, si impara a vedere anche ciò che c’è ma non si vede. Come nella sequenza delle immagini del cavallino a dondolo nella stanza di giorno e a seguire la sedia a dondolo nella stessa stanza ma di notte. Qui io ho visto il ciclo della vita, la giovinezza, di giorno con il cavallino e l’età matura, la sera con la sedia.
Dettagli di un mondo in perenne mutamento e l’invito è a immaginare cosa succede DURANTE. È proprio su questo aspetto che spinge il libro, sul non detto, su ciò che non si vede, sul processo che ha portato quel prima al dopo.
Il non detto è utile per stimolare la fantasia, per non lasciare il lettore passivo, per immaginare soluzioni, fare ipotesi. L’identificazione del significato di questi passaggi e mutamenti, non è automatica e può cambiare a seconda di chi guarda.
“Prima dopo” è un libro in cui ogni giudizio viene sospeso: non c’è bene o male, brutto o bello, c’è ciò che comunque accade e accadrebbe. Queste pagine ci fanno ragionare e ridere, come l’antica questione “viene prima l’uovo o la gallina?”. Oppure ci pongono davanti alla singolarità del punto di vista del pittore che rappresenta una parete del suo studio, proprio a modo suo.
Incontriamo ovunque il concetto di tempo, calato in un lasso ogni volta diverso: tempo brevissimo, quello in cui il cubetto di ghiaccio si scioglie, un tempo molto più lungo serve invece alla ghianda per diventare una enorme quercia, che a sua volta però è più breve del tempo che è trascorso tra l’epoca delle scritture rupestri e quella del disegno su tela.
Se è vero che in questo libro tutto muta, è pur vero che qualcosa sempre rimane: l’intenzione. Del piccolo pescatore che pesca sul lago ghiacciato d’inverno, come anche sullo stesso lago torna in cerca di pesci, in barca, d’estate.
“Prima dopo” ancora ci parla di cooperazione, di cura, di vita. Potremmo stare ore a immaginare e discutere di una sola pagina, per questo ritengo sia un libro attorno al quale si possano allestire laboratori e atelier, dedicati a bambine e bambini (anche piccoli) ma anche agli adulti.
Il concetto della trasformazione, del mutamento, è un concetto a me caro e mi ricorda sempre un pensiero del Maestro Bruno Munari, che riassumendo, dice: abituare i bambini a conoscere la mutazione delle cose, vuol dire aiutarli a formarsi una mente elastica. Il mutamento è l’unica costante della realtà, per dirla con lo scienziato Lavoisier, concetto che è stato formulato già tra i primi filosofi dell’antica Grecia.
Questo principio, estendibile ad ogni campo di indagine ed esperienziale della realtà, può esserci utile, a mio avviso, per interpretare e vivere anche un momento storico come questo, nel limite del possibile cogliendolo e facendolo fiorire come opportunità di cambiamento e ripensamento della nostra esistenza.