• biscotti di natale

    Quest’anno abbiamo pensato che sarebbe molto bello regalare per il giorno di Natale dei biscotti fatti da noi, recuperando vasetti di vetro e altro materiale da riciclo per le confezioni. Sarà un Natale “zero waste”!

    Mia figlia Nina ed io ci siamo messe subito all’opera e abbiamo prodotto questa prima sfornata di biscotti natalizi, che sono piaciuti a tutti! Come al solito sono senza zucchero, con farine integrali e tanto buoni!

    In accordo con il nostro motto “niente sprechi”, abbiamo usato ciò che avevamo in casa, farine e fiocchi da terminare e per dolcificare, la frutta di stagione: dei cachi maturissimi, una pera fresca appena consegnata dal contadino e frutta essiccata.

    BISCOTTI DI NATALE “ZERO WASTE”

    (dosi per due tre teglie)

    600 gr farina integrale di farro

    30 gr fiocchi integrali di farro

    18 gr di lievito naturale per dolci

    1 pz di sale marino integrale

    cioccolato fondente tagliato in piccoli pezzi qb

    buccia di 1 limone grattuggiata

    160 gr olio evo delicato

    Cremina dolce ottenuta frullando 2 cachi maturi, mezza pera, una manciata di uvette, 5 albicocche essiccate

    Unire tutti gli ingredienti secchi, mescolare. Aggiungere poi gli ingredienti liquidi, mescolare e impastare, fino ad ottenere un impasto sodo.

    Lasciare riposare l’impasto almeno un ora in frigorifero (può essere preparato anche il giorno prima).

    Stendere il panetto fino a raggiungere lo spessore di mezzo cm circa e, utilizzando forcine a piacere, ricavare i biscotti da poggiare sulla placca da forno.

    Infornare a 180 gradi per 10/12 minuti circa.

  • formare una mente elastica: l’educazione al cambiamento

    Ci troviamo ad affrontare un periodo storico carico di emozioni e gradi cambiamenti, oserei dire, all’ordine del giorno.

    È molto faticoso rimanere sospesi, in attesa, ma in ogni caso, lo vogliamo o no, le cose cambiano ed è forse più opportuno accogliere il cambiamento e imparare qualcosa da esso.

    Per questo motivo ho ripreso in mano un libro che regalai a mia figlia qualche anno fa, “Prima dopo” di M. Aregui e A.M. Ramstein (ed. L’ippocampo).

    Come sempre la letteratura per bambini ha molto da insegnare anche a noi adulti.

    “Prima dopo” è un silent book, un libro senza parole, ma che di pensieri e parole ne fa fiorire come un ciliegio a primavera.

    Una sequenza di immagini di mondi “prima e dopo”: la notte con luna e stelle si trasforma in un cielo terso con un sole splendente, il seme di cacao, nella pagina a seguire, diventa un tavoletta di cioccolato, le uova nel nido sul melo di primavera si trasformano in pulcini in estate. Ma non solo, tra le pagine troviamo anche delle mini narrazioni, che a volte riprendono anche parecchie pagine più avanti: il bruco prima sale sulla foglia che è ancora integra, nella pagina seguente, ridiscende dopo un lauto pranzo di cui la foglia reca ora i segni; girando pagina, troviamo lo stesso bruco poggiato sullo stelo di un fiore, guardando al dopo, il bruco si è trasformato in farfalla e prende il volo.

    Tutta questa bellezza è rappresentata attraverso una grafica semplice e chiara ma per nulla banale, dai colori pastello quasi vintage, che molto mi ricordano lo stile grafico tipico delle rappresentazioni giapponesi.

    Il tema che ho colto più fortemente è la trasformazione, il cambiamento. Ma, c’è anche dell’altro tra queste pagine.

    I livelli di lettura sono molteplici e differenti: ciò che i bambine e bambini sapranno cogliere bene e meglio dell’adulto, è la magia della trasformazione, quasi un mistero, anche solo da assaporare nella sospensione della meraviglia.

    Questo libro allena anche l’osservazione e soffermandosi maggiormente sui dettagli, si impara a vedere anche ciò che c’è ma non si vede. Come nella sequenza delle immagini del cavallino a dondolo nella stanza di giorno e a seguire la sedia a dondolo nella stessa stanza ma di notte. Qui io ho visto il ciclo della vita, la giovinezza, di giorno con il cavallino e l’età matura, la sera con la sedia. 

    Dettagli di un mondo in perenne mutamento e l’invito è a immaginare cosa succede DURANTE. È proprio su questo aspetto che spinge il libro, sul non detto, su ciò che non si vede, sul processo che ha portato quel prima al dopo. 

    Il non detto è utile per stimolare la fantasia, per non lasciare il lettore passivo, per immaginare soluzioni, fare ipotesi. L’identificazione del significato di questi passaggi e mutamenti, non è automatica e può cambiare a seconda di chi guarda. 

    “Prima dopo” è un libro in cui ogni giudizio viene sospeso: non c’è bene o male, brutto o bello, c’è ciò che comunque accade e accadrebbe. Queste pagine ci fanno ragionare e ridere, come l’antica questione “viene prima l’uovo o la gallina?”. Oppure ci pongono davanti alla singolarità del punto di vista del pittore che rappresenta una parete del suo studio, proprio a modo suo. 

    Incontriamo ovunque il concetto di tempo, calato in un lasso ogni volta diverso: tempo brevissimo, quello in cui il cubetto di ghiaccio si scioglie, un tempo molto più lungo serve invece alla ghianda per diventare una enorme quercia, che a sua volta però è più breve del tempo che è trascorso tra l’epoca delle scritture rupestri e quella del disegno su tela.

    Se è vero che in questo libro tutto muta, è pur vero che qualcosa sempre rimane: l’intenzione. Del piccolo pescatore che pesca sul lago ghiacciato d’inverno, come anche sullo stesso lago torna in cerca di pesci, in barca, d’estate.

    “Prima dopo” ancora ci parla di cooperazione, di cura, di vita. Potremmo stare ore a immaginare e discutere di una sola pagina, per questo ritengo sia un libro attorno al quale si possano allestire laboratori e atelier, dedicati a bambine e bambini (anche piccoli) ma anche agli adulti.

    Il concetto della trasformazione, del mutamento, è un concetto a me caro e mi ricorda sempre un pensiero del Maestro Bruno Munari, che riassumendo, dice: abituare i bambini a conoscere la mutazione delle cose, vuol dire aiutarli a formarsi una mente elastica. Il mutamento è l’unica costante della realtà, per dirla con lo scienziato Lavoisier, concetto che è stato formulato già tra i primi filosofi dell’antica Grecia.

    Questo principio, estendibile ad ogni campo di indagine ed esperienziale della realtà, può esserci utile, a mio avviso, per interpretare e vivere anche un momento storico come questo, nel limite del possibile cogliendolo e facendolo fiorire come opportunità di cambiamento e ripensamento della nostra esistenza.

  • Disordine da Deficit di Natura

    Ultimamente sto compiendo studi e ricerche sull’educazione naturale tout court e c’è un termine che continuo ad incontrare in testi, tesi, interviste: “natur deficit disorder”, ovvero disturbo da mancanza di natura.

    È un’espressione coniata da un giornalista e studioso americano -Richard Louv-: non si tratta di una vera e propria patologia (perlomeno nessuna in particolare), ma di un’alienazione dell’essere umano dal mondo naturale.

    L’idea del  disturbo da deficit di natura nasce dunque dall’evidenza che gli esseri umani, in particolar modo i bambini -soprattutto del mondo cosiddetto “civilizzato”- stanno spendendo sempre meno tempo all’aria aperta, sono sempre più oberati di impegni ed esposti senza troppi discrimini ad alte dosi di tecnologia.

    La convinzione è che questo cambiamento si traduca in una vasta gamma di problemi comportamentali (anche se, come detto sopra, non è riconosciuto all’interno  dei manuali di medicina come disturbo mentale).  

    Tra le cause di questo disturbo, figurano: i timori parentali (paura dell’adulto che i figli possano farsi male o ammalarsi a causa dello “stare all’’aperto”), l’accesso limitato ad aree naturali e il richiamo di dispositivi elettronici.

    Gli studi non sono ancora molti ma l’argomento sta destando sempre più interesse tra medici e studiosi, soprattutto di recente (spero che gli ultimi accadimenti a tema coronavirus abbiano fornito un’ulteriore dose motivazionale). 

    Uno studio dell’Università dell’Illinois, per esempio, mette in relazione l’integrazione in natura dei bimbi con sintomi di ADD (disturbo da deficit di attenzione) e la riduzione degli stessi.

    Secondo le indagini di Richard Louv e altri ricercatori, i bambini cresciuti con mancanza di contatto con la natura, sono più propensi a sviluppare disturbi di attenzione, depressione e obesità.

    Io sono profondamente convinta che la natura abbia un potere terapeutico ma in realtà non è una mia semplice convinzione e gli studi in merito si stanno moltiplicando anche qui in occidente. La cucina macrobiotica e tutta la medicina tradizionale cinese e orientale in genere, sono un grande esempio della terapia attraverso la natura: il cibo, elemento naturale, ha un potere altamente curativo, e questo lo sappiamo da secoli. 

    Ciò che ci stanno dicendo questi studiosi, però, va oltre la porta della cucina: va in giardino, nel bosco, nei prati, nel fiume e nel mare, tra fiori e alberi. È qui che l’uomo trova tutto ciò che gli è necessario per vivere in armonia e se questo contatto con l’elemento naturale gli viene sottratto tanto a lungo, la logica e naturale conseguenza è uno squilibrio psico-fisico.

    Il fine ultimo della filosofia macrobiotica è la creazione di individui consapevoli, realizzati, pacifici, liberi e felici. In grado di accettare le avversità della vita, di essere grati, capaci di dare e ricevere amore.

    Come immaginarsi dunque una siffatta creatura lontana dalla natura?

  • Pere e Mele al forno Glassate

    Tra pochi giorni terrò un corso sulla pasticceria naturale e successivamente quello sulla disintossicazione dallo zucchero.

    In queste giornate introdurrò delle riflessioni sul consumo dello zucchero e sui rischi che questo comporta per la salute.

    Il fine ultimo è quello di rieducare il palato ad un tipo di dolce naturale, come si mangiava una volta, prima che lo zucchero bianco fosse importato e diffuso anche qui.

    Nei miei corsi proporrò dei dolci buoni, salutari e gustosi, senza zucchero o altri alimenti poco equilibrati, che si possono mangiare tutte le volte che ne sentiamo la necessità!

    Oggi vi lascio la ricetta di un dessert equilibrato, golosissimo, ottimo come dopo cena o come merenda. Adatto a grandi e piccini!

    PERE E MELE AL FORNO GLASSATE

    2 pere
    2 mele
    40 gr di uvetta
    2 manciate di nocciole tostate
    100 ml succo di mela
    50 gr crema di nocciole
    4 cucchiai d malto di riso
    3 cucchiai di succo di mela per la glassa (oppure del latte vegetale)

    Mettere l’uvetta in ammollo, tagliare la frutta a metà, levare il torsolo.
    Inserire nel mixer l’uvetta strizzata, nocciole e succo di mela, frullare fino ad ottenere una crema più pastosa, non troppo liquida.

    Riempire i solchi sulla frutta -dove prima c’era il torsolo- con la crema e infornare a 180° per 30-40 minuti.

    Intanto unire bene la crema di nocciole con malto e succo di mela, da versare sulla frutta appena sfornata.

  • Plumcake della Domenica

    A me ricorda tantissimo il “ciambellone della mamma” (o della nonna!), non tanto per i sapori, quanto per la sensazione che porta con sé.

    Alzarsi la domenica mattina con quel profumo di buono nell’aria, caldo e tenero, ti fa presagire che sarà una bellissima giornata e se già sai che ti aspetta un difficile compito quel giorno, beh, sentirti avvolto da quella sensazione, ti conforta e rassicura.

    Come la mamma e la nonna, anche questo plumcake è buono e profumato, e in più è davvero soffice e croccante, per via delle mie adorate nocciole che l’albero del mio papà ci regala sempre con abbondante entusiasmo!

    Ne vanno matti figlia e compagno, sorella e nipoti, amici vicini (ne hai ancora?) e lontani (come è la tua ricetta?).

    Insomma tutta la famiglia dentro un semplice plumcake! Ed è per questo che è bello alzarsi la mattina avvolti da questo profumo!

    E poi, come sempre, senza zucchero, farine raffinate, burro o uova, che non servono per renderlo più buono, perché è già buonissimo così, anzi, meglio: più salutare e senza rischi per la nostra salute.

    E infatti lo stomaco (ma anche il fegato) ce lo dicono subito che questo plumcake è un dolce più leggero e ci fa alzare dalla tavola con la carica giusta per affrontare la giornata, senza il pericolo di sbalzi glicemici che ci fanno avere la sensazione di fame anche poco dopo aver mangiato.

    Quindi procuriamoci gli ingredienti perché è anche un dolce molto veloce da preparare e mettiamoci all’opera!

    E buona giornata a tutti!

    300 gr farina integrale di farro

    50 gr di farina di semola di grano duro rimacinata

    1 bustina di lievito naturale

    1 pz di sale marino integrale

    due manciate di nocciole sgusciate e tagliate grossolanamente

    1 carota grattugiata

    80 gr olio evo

    100 gr malto di riso

    1 cucchiaio aceto di mele

    Succo di mela qb

    In un recipiente unire prima gli ingredienti secchi, poi i liquidi (non il succo di mela) e mescolare.

    Aggiungere succo di mela fino ad ottenere una consistenza cremosa ma non ancora liquida (circa 200/250 di succo, a seconda del tipo farina).

    Se non avete succo di mela, io tante volte uso l’acqua: viene un po’ meno dolce. In caso aumentare un poco il malto o le carote. Oppure niente, come faccio io!

    Mettere in stampo per plumcake e infornare a 180 gradi per 40 minuti circa.

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  • Semifreddo alla fragola

    Ho provato a fare questo esperimento partendo da una crema di frutta cotta con nocciole che avevo già usato come crema nel tiramisù (la ricetta qui) e già allora il risultato era ottimo!

    Su suggerimento di mia figlia ho provato a farla raffreddare ancora di più, fino a farne un semifreddo e devo dire che ne è uscito un dessert da leccarsi i baffi!

    Alla crema “base” fatta con pere e nocciole ho aggiunto delle fragole (sempre durante la cottura) che hanno dato al dolce una decisa connotazione estiva!

    La prossima volta farò il gelato!

    SEMIFREDDO ALLE FRAGOLE

    600 gr pere sbucciate e tagliate in piccoli pezzi
    250 gr fragole lavate e tagliate in pezzi
    160 gr nocciole intere o ridotte in farina (meglio intere che non assorbono subito tutta l’acqua della frutta, proprio come in una qualsiasi marmellata)
    1 pz sale marino integrale

    Mettere a cuocere le pere e le fragole con il sale e dopo 10 minuti unire le nocciole. Proseguire la cottura per almeno 30/35 minuti, o comunque finché il composto non sia più acquoso. Lasciare intiepidire e frullare finemente.

    Una volta freddato riporre in frigo se non si usa immediatamente; riporre comunque in congelatore 20/30 minuti prima di servire. Passato questo tempo mescolare il composto o (se necessario) frullare brevemente.

    Servire le mono porzioni e guarnire a piacere.

    Io ho usato piccoli bicchierini e come guarnizione granella di nocciole e fragole tagliate in pezzettini piccoli.

  • Crostata di Lamponi ai due Cuori e dello stupore per la Pasticceria Macrobiotica!

    Forse mi ripeto, non lo so, ma la prima volta che ho assaggiato un dolce macrobiotico, sono rimasta stupita. Non che fossi prevenuta, ma io un gusto così buono insieme a tanta leggerezza non l’avevo mai provato! Da allora in casa mia non circola altro tipo di dolce.

    La questione fondamentale è che non usando prodotti di origine animale come uova, burro, latte vaccino, formaggi o panne varie, il dolce risulta molto più digeribile e di conseguenza più salutare. Mettiamoci anche il fatto che in macrobiotica non si usa zucchero né farine raffinate (entrambi hanno notevoli ripercussioni negative sull’andamento glicemico), in favore dei più profumati malti e delle più saporite farine integrali.

    Ne risulta quindi un dessert delicato, naturalmente aromatico e soprattutto buono con il nostro corpo, a tal punto che la seconda fetta non solo è concessa ma caldamente raccomandata!

    Ecco quindi la ricetta di questa buonissima crostata appena sfornata!

    CROSTATA DI LAMPONI AI DUE CUORI 

    Per la frolla:
    300 gr farina integrale di farro
    75 ml olio evo
    150 gr malto di riso
    20 ml succo di mela
    1/2 busta di lievito naturale (cremor tartaro)
    Pz di sale
    Pz di vaniglia

    Marmellata di arance senza zucchero qb
    1 piccolo cestello di lamponi freschi

    Preparare la frolla unendo prima gli ingredienti secchi e poi quelli liquidi (tranne il succo di mela che andrà unito alla fine se necessario). Unire poi tra loro le due parti e lavorare con le mani, fino ad ottenere un panetto sodo. Riporre avvolto da carta pellicola in frigorifero per circa un’ora.

    Frullare i lamponi conservandone qualcuno per guarnire la superficie.

    Estrarre quindi la frolla dal frigorifero, stenderla in una teglia rotonda per uno spessore di circa mezzo cm, bucherellare il fondo e cospargere con la marmellata di arance e successivamente con la purea di lamponi, guarnire con i frutti ed infornare a 180° per 25 minuti circa.

     

     

  • Crostata con Crema al Limone

    Era tanto tempo che volevo fare una crema al limone e adesso che sono così profumati mi è parso il momento giusto.

    E allora ho pensato ad una crostata, ma da mangiare bella fresca!

    In più, il gusto acido stimola il fegato e aiuta a sciogliere i grassi…c’è qualcosa di meglio di un dolce che aiuta a dimagrire??

    CROSTATA CON CREMA AL LIMONE

    Per la frolla:
    210 gr farina integrale di farro
    80 gr farina di mais fioretto
    75 ml olio evo
    150 gr malto di riso
    20 ml succo di mela
    2 cucchiaini di lievito naturale
    Pz di sale
    Pz di vaniglia

    Per la crema:
    350 ml latte di riso
    40 gr amido di mais
    Un limone, scorza e succo
    Pz di curcuma in polvere
    4/5 cucchiai di malto di riso (a seconda del gusto desiderato)

    Preparare la frolla unendo prima gli ingredienti secchi e poi quelli liquidi (tranne il succo di mela che andrà unito alla fine se necessario). Unire poi tra loro le due parti e lavorare con le mani, fino ad ottenere un panetto sodo. Riporre avvolto da carta pellicola in frigorifero per circa un’ora.

    Nel frattempo preparare la crema: versare il latte di riso in un tegame e iniziare a riscaldarlo. Introdurre l’amido poco alla volta e mescolare con un frustino manuale. Poco prima del bollore aggiungere la scorza di limone, la curcuma, il malto e in ultimo il succo di limone. Mescolare finché si addensa, togliere dal fuoco e lasciare intiepidire.

    Estrarre la frolla dal frigorifero e stenderla in una teglia. Versare la crema di limone sulla frolla e infornare a 180° per 25 minuti circa.

    Fare raffreddare e poi riporre in frigorifero almeno per 20/30 minuti prima di servire.

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