• Grassi, impariamo a conoscere quelli che fanno bene. OLIO: quale scegliere e come usarlo.

    È tempo di raccogliere le olive e volevo quindi parlare di olio, ma per farlo è utile prima chiarirsi le idee rispetto ad un quadro più generale: cosa sono i grassi?

    Oggi giorno la tendenza più diffusa (soprattutto per chi deve o vuole fare i conti con la bilancia), è quella di considerare i grassi dei nemici, ma in realtà non è così, o quantomeno, non sempre. Prima di fare tale considerazione, bisogna infatti prendere in esame la totalità della dieta, lo stile di vita in generale e la tipologia di grasso di cui stiamo parlando.

    Ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire innanzitutto cosa sono i grassi, quanti tipi ne esistono e come si comportano all’interno del nostro corpo.

    I grassi svolgono un ruolo protettivo nei confronti di alcune cellule del sistema nervoso, metabolizzano le vitamine liposolubili, rivestono un ruolo nella coagulazione del sangue e nel movimento muscolare.
    Il grasso costituisce la riserva di energia della pianta (o dell’animale) e se ingerito riscalda e dà energia fisica.

    I grassi hanno come componente di base gli acidi grassi: il nostro corpo è in grado di sintetizzare la maggior parte degli acidi grassi di cui necessita, tranne alcuni, detti appunto acidi grassi essenziali, che devono essere introdotti tramite il cibo che mangiamo.

    Gli acidi grassi si dividono in tre categorie:

    ACIDI GRASSI SATURI
    I grassi saturi sono noti per la formazione di colesterolo e per l’intasamento delle arterie.
    Sono abbondanti nei grassi animali in generale (carne e latticini) e in alcuni grassi di origine vegetale come olio di cocco e di palma.
    Sono grassi solidi a temperatura ambiente e si sciolgono solo in cottura.

    ACIDI GRASSI INSATURI
    I grassi insaturi si presentano liquidi a temperatura ambiente; trattasi quindi degli oli. Tra essi il re è l’olio di oliva, abbiamo anche olio di mais, di sesamo, di girasole, di cereali integrali e gli oli di pesce (grassi omega 3 e omega 6).

    GRASSI TRANS
    Sono grassi insaturi che tramite un processo chimico (idrogenazione) vengono trasformati in saturi: oltre alle pecche del grasso saturo, portano con sé anche i danni derivati dalla raffinazione chimica.
    Un esempio è la margarina, largamente usata, haimè, in ambito vegano.

    Dopo questa doverosa premessa, possiamo dedicarci allo studio degli oli, per scoprirne i differenti tipi e usi in cucina.
    Parlando di calorie, è bene sapere che ogni grammo di olio contiene 9 calorie ed è altrettanto importante dire che molto spesso, tra i cibi acquistati, si nascondono grandi quantità di oli e grassi vari.
    Andando a considerare le quantità di grassi consumati quotidianamente, è necessario quindi annoverare anche quelle “occulte”.

    L’olio è un alimento molto concentrato e può fare molto bene alla salute, se usato correttamente o molto male, se non se ne conoscono una serie di caratteristiche.

    Nello scegliere il tipo di olio, come prima cosa è bene assicurarsi che sia di prima qualità, ovvero extravergine di oliva di provenienza biologica spremuto a freddo, in quanto le sostanze chimiche (come pesticidi, ma anche antibiotici nel caso di cibo animale) tendono a concentrarsi nella materia grassa.

    Altro importante elemento da considerare è la stabilità: ci sono oli maggiormente esposti a rischio di degenerare e diventare rancidi, con il pericolo di formare radicali liberi nel corpo; altri invece, definiti stabili, degenerano molto difficilmente.

    Ultimo fattore da valutare nella scelta del nostro olio è il punto di fumo, che è la temperatura a cui un grasso riscaldato comincia a rilasciare sostanze volatili tossiche. Ogni olio ha il suo punto di fumo e, parlando soprattutto di cottura in forno, più è alto meglio sarà per la nostra salute.

    Considerando quanto detto finora, l’olio principe tra tutti gli oli è sicuramente il nostrano olio extravergine di oliva, che è infatti un olio molto stabile con un punto di fumo alto (190°-210°), adatto quindi in cottura e anche a crudo; ha effetti benefici su fegato e cistifellea, mantenendo fluida la bile.

    Un altro olio abbastanza stabile è quello di di sesamo, che non degenera facilmente, ha un buon punto di fumo (180°-190°) e porta molti benefici a reni, intestino e pelle.

    L’olio di mais ha un buon contenuto di acidi insaturi e sali minerali, il suo punto di fumo si aggira intorno ai 170°. Quindi da preferire per cotture a temperature un po’ più basse e lunghe.

    Tra gli oli di semi più usati, quello di girasole tende di generare più facilmente (quindi attenzione alla conservazione), ma ha un punto di fumo simile a quello di mais.

    L’olio di palma è da evitare, in quanto ricco di acidi grassi saturi (come quello di cocco), anche se ha un punto di fumo alto (240°). Purtroppo sono oli ancora molto usati, soprattutto quello di cocco, in ambito della cucina vegana.

    Ultimo argomento sulle qualità dell’olio, riguarda il suo uso a crudo o in cottura.
    L’olio usato a crudo ha un effetto espansivo e come qualsiasi altro succo di frutta, la sua funzione è di raffreddare il corpo (non a caso in estate si prediligono i cibi crudi), con conseguente creazione di muco. Quindi attenzione in inverno: il corpo ha bisogno di calore e non di altro freddo!
    L’olio cotto, al contrario, ha un effetto contraente, quindi riscalda. Perfetto per la stagna stagione invernale.

    Parlando invece di quantità di olio da consumare quotidianamente, bisogna fare una doverosa differenza, e cioè dividere chi mangia cibo animale da chi non lo mangia.

    L’alimento di origine animale è di per sé molto ricco di grassi (saturi), quindi per chi segue un’alimentazione ricca di questi elementi, il mio consiglio è sempre di limitare al minimo l’assunzione di oli o altri grassi vegetali: l’organismo ha già abbastanza da fare cercando di tenersi pulito e scansare i danni provocati dai grassi saturi.

    Chi invece basa la sua dieta su una alimentazione prevalentemente vegetale ha necessità di introdurre olio, prevalentemente in cottura, per avere maggiore forza ed energia.
    Quindi sono perfetti anche i fritti, una volta ogni tanto, fatti a regola d’arte, in immersione ed esclusivamente con olio extravergine di oliva.

    Fritture a parte, tornando alle quantità, essendo l’olio una sostanza molto concentrata, ne basta anche un cucchiaio in padella.

  • L’importanza del cibo integro: Gnocchi Integrali di Zucca

    La ricetta che propongo oggi è quella degli gnocchi integrali di zucca.
    Osservando da vicino le mie ricette, si nota come farine e chicchi utilizzati siano praticamente sempre integrali.
    Perché? “Integrale” è davvero meglio di “raffinato”?

    Parlando anzitutto di biochimica e scienza della nutrizione (discipline che studiano con metodo scientifico i componenti del cibo e i processi di digestione propri dell’essere umano), capiamo quanti e quali vantaggi comporti usare cereali (e farine di cereali) integrali, in luogo di cereali raffinati, brillati, sbiancati.

    Innanzitutto analizziamo un chicco di grano integrale: esso è composto da una parte più esterna la CRUSCA, ricca di fibre, di vitamine del gruppo B, minerali; poi abbiamo una parte chiamata GERME, che dà nutrimento al chicco, ricco di antiossidanti, vitamina E, altre vitamine e minerali; in ultimo l’ENDOSPERMA che è la parte principalmente composta da amido.

    Durante il processo di raffinazione dal chicco vengono eliminati crusca e germe; rimane quindi solo una parte: l’endosperma, cioè semplicemente amido. Tutte le fibre, le vitamine e minerali sono andati persi.

    Vediamo quindi quali sono i vantaggi del mangiare integrale. Sali minerali, carboidrati, proteine, vitamine, antiossidanti, fibre e tutti gli elementi nutrienti presenti nel chicco integro, favoriscono il buon funzionamento del metabolismo, hanno una funzione protettiva rispetto ad eventi cardiovascolari (si parla di una diminuzione del rischio del 30%), riducono la risposta insulinica in quanto hanno un basso impatto glicemico, questione non indifferente per chi soffre di diabete. Le fibre in particolare, richiamando maggiore quantità di acqua, producono un senso di sazietà: i cereali integrali sono dunque molto adatti a chi ha problemi di peso e attacchi di fame.
    Il consumo di cereali integrali sembra anche da collegare ad una funzione protettiva nei confronti di alcune forme tumorali intestinali.

    Arrivati a questo punto del discorso, parlando solo di biochimica e scienza della nutrizione, appare chiaro quanto sia utile, sensato, vantaggioso e salutare, rivolgere la nostra preferenza verso l’alimento integrale, tralasciando paste e chicchi bianchi e farine 00 che sono essenzialmente vuote e prive di qualsiasi nutrimento di cui il corpo ha invece bisogno.

    Ma io non mi fermo qui e voglio aggiungere la ciliegina sulla torta (ovviamente macrobiotica!): il punto di vista macrobiotico.

    Rivolgendo lo sguardo al passato, quando l’essere umano viveva una vita più salutare, ci si accorge di quanto gli schemi alimentari oggi stiano cambiando e, insieme ad altri fattori comportamentali e ambientali, provocando una preoccupante diminuzione della prospettiva di vita, anche in salute (in questo articolo trovate maggiori informazioni in proposito).

    Ci stiamo dimenticando che le tavole dei nostri bisnonni, dall’oriente all’occidente, da nord a sud, vedevano come protagonisti i cereali, sì, ma nella loro forma integrale; perché per millenni non si è conosciuto il metodo di raffinazione e il chicco era mangiato o macinato così come la natura lo aveva prodotto.

    Sarebbe forse il caso di effettuare un’inversione di marcia e tornare a dare importanza ai principi della tradizione alimentare italiana conosciuta in tutto il mondo in quanto salutare, equilibrata e completa: la dieta mediterranea.

    Il seme, si sa, rappresenta l’impulso principale della vita, racchiude in sé tutta la carica della natura. Se mettiamo un seme nella terra, da esso nascerà una pianta, la quale darà centinaia di altri semi che a loro volta progrediranno con il ciclo naturale della creazione.

    I cereali sono il seme della pianta ma sono anche il frutto, rappresentano tutto il ciclo vitale della pianta stessa e ne racchiudono tutta la carica, la forza e l’energia. Sole, acqua, terra: energia e nutrimento.

    Introdurre nel nostro corpo un alimento così ricco e pieno di carica vitale, significa rendere ai nostri organi e alla nostra mente tutti questi elementi preziosi.

    Quindi, l’importanza di mangiare cibo integro risiede non solo nelle sue componenti nutrizionali, ma anche in tutto ciò che il seme ha raccolto durante il ciclo di vita e che ha reso possibile si trasformasse prima in pianta e poi in frutto.

    GNOCCHI INTEGRALI DI ZUCCA
    Zucca pulita e tagliata in quarti
    Farina di grano integrale (o al massimo tipo due)
    Un pizzico di sale
    Una spolverata di rosmarino in polvere

    Infornare la zucca a 180° per 20/30 minuti, finché non diventa bella morbida.
    Estrarre dal forno e fare raffreddare, successivamente spolpare la zucca e passare con lo schiaccia patate o passa verdure.
    Pesare la polpa ottenuta e unire metà del suo peso di farina, aggiungere sale e rosmarino in polvere. Impastare.
    Se l’impasto fosse troppo umido aggiungere poco alla volta un po’ di farina. Una volta formato il panetto, staccarne dei pezzi e lavorare fino ad ottenere dei filoncini di 1 cm e mezzo di diametro circa, tagliare a tocchetti. Ecco pronti gli gnocchi.
    Cuocere per 10 minuti circa e condire a piacere.

  • Calcio: Latte si o no? Meglio le Fonti Vegetali. Il Croccante di Sesamo.

    Oggi vi presento un altro tormentone (insieme a quello delle proteine che trovate qui), che ci portiamo dietro, bene o male, per tutta la nostra esistenza, dalla nascita fino all’età più matura: il fabbisogno di calcio.

    Quante volte, dalla pediatra o dal dottore di famiglia abbiamo sentito sottolineare l’importanza del latte (e derivati) nell’alimentazione dei nostri bambini per favorire la crescita o dell’adulto stesso per prevenire l’osteoporosi? Tutti discorsi finalizzati all’ottenimento della razione di calcio necessaria.

    Vediamo però a seguire come parecchi studi abbiano ormai smentito questa corrispondenza: più latte = ossa più forti.

    Parliamo di sali minerali, importanti, anzi fondamentali per la nostra stessa vita.

    In particolare il calcio nel nostro organismo svolge le seguenti funzioni:

    • COSTRUZIONE DI SCHELETRO E DENTI
    • REGOLAZIONE DELLA CONTRAZIONE DI TUTTI I MUSCOLI (CUORE COMPRESO)
    • REGOLAZIONE DELLA PERMEABILITÀ CELLULARE
    • COAUGULAZIONE DEL SANGUE
    • FUNZIONAMENTO CORRETTO DI MOLTI ENZIMI
    • TRASMISSIONE DI IMPULSI NERVOSI

    Il fabbisogno di calcio, affinché il nostro organismo possa svolgere tutte le sue funzioni,  si aggira intorno ai 0,8 g al giorno.

    Molti studi hanno ormai da tempo messo in luce come la causa principale della carenza di calcio, sia l’eccessivo consumo di proteine (soprattutto di origine animale) e di cibi raffinati.

    Quindi attenzione a cereali raffinati, farine bianche, carni, latte, latticini, zucchero, caffè, alcol, cibi tropicali, sostanze chimiche (pesticidi, lieviti chimici ecc…), solanacee.

    Tutti questi alimenti hanno una caratteristica in comune: contengono acidi che una volta ingeriti vanno ad acidificare il nostro corpo. La condizione naturale ed ottimale per il nostro organismo è leggermente alcalina, quindi se introduciamo sostanze acide esso si attiva per neutralizzarle.

    Come? Attingendo alle nostre riserve di sali minerali.

    Dove? Principalmente nelle ossa: parliamo quindi di sottrazione proprio del fantomatico calcio dal nostro corpo!

    Torniamo al latte e riassumiamo in una semplice formula ciò che è appena stato detto:

    più LATTE = meno CALCIO (nelle ossa)

    e più in generale:

    più PROTEINE, più CIBI RAFFINATI, più ZUCCHERI = meno CALCIO nel corpo.

    Quindi cosa mangiare per non rischiare carenze di questo importante sale minerale?

    Ancora una volta la natura e il suo mondo vegetale ci vengono incontro. Troviamo infatti parecchio calcio nei seguenti cibi:

    CAVOLO CAPPUCCIO

    CIME DI RAPA

    TUTTE LE FOGLIE VERDI

    BROCCOLI

    OLIVE

    SPINACI

    SEMI DI SESAMO, GIRASOLE, MANDORLE, NOCCIOLE

    FAGIOLI DI SOIA E ROSSI

    TOFU

    MISO

    TUTTE LE ALGHE

    Ecco una ricetta ricca di calcio, adatta come spuntino e merenda dolce, per grandi e piccini.

    CROCCANTE DI SESAMO

    2 tazze di semi di sesamo

    4 cucchiai di malto di riso

    2 cucchiai di olio evo delicato o girasole deodorato

    Unire tutti gli ingredienti, stendere su una placca da forno (foderata con carta forno) uno strato di circa 3-5 millimetri. Infornare a 180° per 10 15 minuti finché risulti dorato.

  • Colazione: l’ideale macrobiotico e variazioni sul tema. Muffin integrali con carote e nocciole.

    La migliore colazione, macrobioticamente parlando, è costituita da cereali integrali in chicco e verdure cotte a lungo e un po’ di grassi buoni. Il che si può tradurre con crema di riso, zuppa di verdure, qualche seme oleoso, pane a pasta acida cotto a vapore, marmellata di verdure dolci e i vari tipi di porridge.

    Questo tipo di colazione è d’obbligo per chi non sta bene e sta seguendo una terapia alimentare, mentre chi è decisamente in salute può anche variare, ogni tanto, magari con un buon muffin e una tazza di tè caldo o tisana.

    Ma vediamo nel particolare alcuni importanti ingredienti che deve contenere il piatto della colazione quando, a volte, non vogliamo o riusciamo a consumare il cereale in chicco.

    CEREALE INTEGRALE. Il cereale integrale, sotto forma di farina, è il carboidrato nel piatto della prima mattina di tanti italiani e i carboidrati sono la principale fonte di energia e non dovrebbero mai mancare ad ogni pasto.

    La farina va scelta nella sua forma integrale che conserva più nutrienti e sostanze preziose per il buon funzionamento del corpo e del relativo benessere. Parlo in particolare delle fibre che tengono pulito e in ottimo stato il nostro intestino, da cui dipende tanta della nostra salute.

    MALTO DI CEREALI. Il malto è una sostanza dall’aspetto molto simile al miele e che si ottiene cuocendo un cereale (solitamente riso o orzo) e aggiungendovi successivamente gli enzimi prodotti dall’orzo germogliato.

    Il prodotto finale è un ottimo dolcificante composto per il 60% da maltosio, molto digeribile, ricco di vitamine e minerali del cereale integrale e soprattutto il malto è un alimento che non provoca “picchi glicemici”. Usando il malto non si corre quindi il rischio, già dopo un paio di ore dalla colazione, di avere di nuovo fame, incappando in quei peccati di gola che poi disturbano salute e linea.

    Quello della questione glicemica, è un discorso molto interessante che ha notevoli ricadute sulla salute a breve e lungo termine, sull’attenzione e l’energia durante la nostra giornata. Anche per questo motivo sarà un argomento che approfondirò in un prossimo articolo; per ora mi limito a segnalare che per una buona salute è più opportuno scegliere tra i malti il nostro dolcificante abituale, a posto di zuccheri vari, che siano essi bianchi, di canna, grezzi e via dicendo. O, laddove la preparazione la consente, meglio ancora albicocche e prugne essiccate.

    Ma il malto non l’unica soluzione per dolcificare. Si può usare il succo di mela, frutta disidratata come albicocche o prugne secche. Solitamente, quando mi occupo delle consulenze, indico l’utilizzo del malto solo come passaggio per arrivare al dolce più equilibrato del succo di mela e frutta disidratata. Ma per chi ancora non può farne a meno, il malto è una buona soluzione.

    Il malto che uso più di frequente è quello di riso, che rispetto a quello d’orzo, ha un sapore più delicato, che non interferisce con il gusto tipico del dolce che prepariamo.

    OLIO. L’olio vegetale è la forma nella quale la pianta immagazzina riserve di energia, quindi è facile dedurre che ogni sua stilla sia un concentrato di pura vitalità. I grassi forniscono energia per svolgere il lavoro fisico ed è quindi importante disporre di una piccola quota di grassi (che non siano quelli saturi) già dalla mattina.

    L’olio ricco di grassi monoinsaturi (0 semplicemente insaturi) è quello più stabile, cioè degenera meno facilmente, senza il rischio di formare radicali liberi nel corpo, ed ha un punto di fumo più alto (intorno ai 200°). Il punto di fumo è la temperatura a cui un grasso se riscaldato incomincia a rilasciare sostanze volatili tossiche e cancerogene.

    Da questo punto di vista l’olio migliore è quello di oliva, da scegliere nella sua forma extra vergine e preferibilmente biologico.

    Ottima fonte di olio e di grassi buoni (ma anche di altri preziosi nutrienti), sono i semi oleaginosi: noci, nocciole, semi di zucca, pinoli, semi di sesamo e tanti altri. A colazione sono l’ideale e offrono anche una piacevole croccantezza che personalmente apprezzo molto e soprattutto rallentano la velocità di assorbimento degli zuccheri, evitando i picchi di glicemia tanto dannosi e fastidiosi.

     

    Arriviamo quindi alla ricetta dei MUFFIN INTEGRALI CON CAROTE E NOCCIOLE.

    250 g farina integrale di farro

    70 g nocciole tritate finemente

    1 carota grande sbucciata e grattugiata (con le mezze lunette più piccole)

    1 bustina di lievito naturale

    40 ml olio evo

    170 g malto di riso (o 4 albicocche secche frullate con un pezzo di mela o pera e un goccio di succo di mela)

    1 pz sale marino integrale

    1 cucchiaio di aceto di mele

    succo di mela qb

    Riunire gli ingredienti secchi in una ciotola e mescolare, quelli liquidi (tranne il succo di mela) in altra ciotola mischiandoli.

    A questo punto unire le due parti e mescolare.

    Aggiungere il succo di mela poco alla volta finché il composto diventa cremoso ma non troppo liquido.

    Mettere l’impasto negli stampini (fino a tre quarti della loro altezza) e infornare a 200° per 10 minuti, poi abbassare a 180° per i restanti 15 20 minuti.

     

     

     

     

  • Proteine tra mito, scienza e cultura. Il Ragù dell’orto.

    Pare che se sei vegano (e anche vegetariano), sportivo, genitore, salutista ma anche niente di tutto ciò, quando si parla di cibo, esista una parola che va per la maggiore: “PROTEINE”. E la domanda che spesso mi viene posta in merito è “ma le proteine, da dove le prendi?”.

    Studiando, nel tempo, ho capito che questa ossessione per le proteine, non è affatto una moda del momento, ma è un timore che affonda le sue radici tra miti, scienza e cultura.
    Basti pensare che quando nel 1839 il chimico olandese Gerard Mulder scoprì questo composto, decise di chiamarlo “proteina” che dal greco proteios, significa “di primaria importanza”.

    In passato, ma ancora adesso, dicendo proteina dicevi carne e fin dai primi del ‘900 si era affermato il pensiero che l’uomo civilizzato fosse colui che consumava proteine in abbondanza, ovvero molta carne, che, dati i costi elevati, non tutti si potevano permettere.
    Quindi i ricchi mangiavano carne (la gotta era infatti la malattia dei ricchi), mentre i poveri cibi di origine vegetale.

    Le proteine rappresentano una componente vitale per l’uomo: servono infatti per costruire la struttura del corpo, non a caso usiamo definirle i “mattoni della vita”.

    Le proteine sono costituite da migliaia di amminoacidi che formano lunghe catene; si degradano con regolarità e devono quindi essere sostituite. È questo il motivo per cui si devono consumare regolarmente cibi contenenti proteine.

    Contrariamente a quanto si pensava nel passato, il fabbisogno giornaliero di proteine è stato fissato intorno al 12% delle calorie consumate (ma altri studi parlano del 6%), presupponendo che un uomo ne debba consumare 3000 e una donna 2300.
    Facendo questo calcolo teniamo presente che proteine e carboidrati forniscono 4 calorie per grammo, mentre i grassi per ogni grammo forniscono 9 calorie.

    Detto questo parrebbe quindi che, stando alla pura scienza, sarebbe sufficiente introdurre questo 12% di proteine per stare tranquilli, indipendentemente dal fatto che esse siano di origine animale o vegetale.
    E invece no.

    Esiste un vasto ed importante studio condotto da Colin Campbell, scienziato di fama internazionale, sulla correlazione tra l’assunzione di un’alta percentuale di proteine (e le percentuali non indicano, se ve lo siete chiesto, delle dosi che ad oggi nessuno raggiunge, tutt’altro) e l’insorgenza del cancro al fegato, in cui si dice: “la domanda logica successiva era se le proteine vegetali, testate nello stesso modo, avessero il medesimo effetto della caseina (proteina contenuta nel latte) sulla promozione del cancro. La risposta fu un sorprendente no. In questi esperimenti le proteine vegetali non promuovevano la crescita del cancro, neppure se assunte in dosi elevate.”(“The Cina Study” di Campbell).

    Non voglio dilungarmi su questo seppur interessantissimo argomento, inerente la correlazione tra abuso di proteine (di origine animale) e insorgenza di forme cancerogene; per questo rimando al testo citato e altri numerosi studi ad oggi consultabili. (Spero però di avere messo una pulce nell’orecchio di qualcuno).
    Ma un dato per me estremamente importante, emerso da queste approfondite ricerche, è come la manipolazione o variazione nutrizionale possa innescare o disinnescare il cancro. Quindi il ruolo che l’alimentazione ha nell’insorgenza di certe importanti malattie (si pensi poi addirittura al ruolo che riveste nei riguardi di malattie “minori”).

    Vorrei quindi riprendere il discorso partendo dalla domanda: “e dove le prendiamo queste proteine?”.

    In realtà il mondo vegetale ne è pieno e mangiando calorie a sufficienza a coprire il nostro fabbisogno, si avranno le proteine necessarie e vitali. Questo a patto che i cibi ingeriti non siano principalmente prodotti totalmente raffinati, ma siano il più vicino possibile alla loro forma integrale.

    Parliamo di numeri:
    tra i CEREALI, abbiamo SEGALE, GRANO SARACENO, FARINA DI AVENA, MIGLIO, ORZO che hanno un contenuto proteico che va dall’11 al 18%, (ma anche nel RISO, sebbene in minore quantità, sono presenti proteine)
    tra i LEGUMI, abbiamo TOFU, FAGIOLI, LENTICCHIE, PISELLI, CECI che contengono alte percentuali di proteine (dal 23 al 43%)
    tra le VERDURE, abbiamo SPINACI, VERZE, BROCCOLI, CIME DI RAPA, CAVOLFIORI, FUNGHI, PREZZEMOLO con un contenuto proteico che sta tra il 34 e il 49%

    E questo solo per fare alcuni esempi. Anche tra frutta e semi oleosi troviamo molte fonti di proteine.

    In ultimo vorrei ricordare come in un mondo “civilizzato”, in cui ormai il problema è la sovrabbondanza, sia impossibile parlare di carenze in generale, che siano di proteine di calcio o di sostanze similari.
    Quindi importante è tenersi sempre informati, essere curiosi e non spaventarsi davanti ad un pediatra che ci terrorizza con i suoi 500 cc di latte vaccino e il suo calcio o davanti al palestrato che ci parla di proteine e il kg di costata di manzo!

    Essere consapevoli è un importante e considerevole vantaggio. Sul pediatra, sul palestrato e sulle malattie.

    TAGLIOLINI FRESCHI E INTEGRALI AL RAGÙ DELL’ORTO

    250 gr lenticchie secche
    1 pezzetto di alga kombu
    1 foglia di alloro
    1 cipolla media
    1 carota piccola
    Olio evo q.b.
    Sale marino integrale q.b.
    Acqua

    Riscaldare una pentola con acqua e portarla a bollore, nel frattempo pulite cipolla e carota, tagliandole a piccoli dadini.

    Saldare in padella un paio di cucchiai di olio e versarvi la cipolla, lasciarla rosolare, aggiungere qualche granello di sale (per farne fuoriuscire l’acqua) e, una volta asciugato il liquido, sfumare la cipolla con un filo di acqua. Evaporata l’acqua, unire le carote e i soliti granelli di sale.

    Dopo avere un po’ rosolato cipolla e carota, aggiungere le lenticchie, mescolare e inserire l’acqua bollente, un po’ alla volta, come fosse un risotto, fino a cottura ultimata. Quando ci si fa l’occhio con le quantità, si può mettere l’acqua una volta sola.

    Una volta pronto il ragù, cuocere la pasta preferita (se integrale è molto meglio) tenendo da parte un goccio di acqua di cottura, dovesse risultare poi il piatto troppo asciutto (che con la pasta integrale capita perché assorbe più liquido).

  • Stili di cottura differenti per diversi risultati sul corpo

    Ciò che mangiamo, questo ormai lo sappiamo, fa la differenza. E come lo cuciniamo? Anche.

    Stufare a lungo una verdura, non ha lo stesso effetto sul nostro corpo rispetto al farla saltare velocemente in padella.

    Usare l’olio in cottura o a crudo nemmeno.

    Se cucino delle verdure per fare un brodo, userò quantità differenti di sale e in diversi momenti rispetto ad utilizzare le stesse verdure per fare invece una vellutata.

    Vediamo nel dettaglio cosa significa tutto ciò.

    Le LUNGHE COTTURE fanno sì che le verdure (ma anche qualsiasi altra cosa stiate cucinando) acquisiscano un maggior calore, il quale verrà poi restituito a chi le mangerà. Inoltre questa cottura fa sì che l’effetto della verdura in questione (per es. diuretico, rilassante ecc…) possa penetrare ed agire in profondità; perché le lunghe cotture hanno un maggiore effetto contraente che va al centro, in questo caso, del nostro corpo.

    Potrebbero sembrare cose da niente, eppure non lo sono.

    Riscaldare maggiormente il corpo è una necessità durante la stagione invernale. Se apportiamo più calore attraverso il nutrimento quotidiano con le lunghe cotture, il corpo ci sarà grato e potrà concentrare le sue energie su altro. Se invece mangiamo una bella e fresca insalata, dovrà utilizzare le energie per tenere il corpo al caldo cercando di contrastare il freddo ingerito. Ed ecco che ci scappa il raffreddore, il sonno disturbato, il prurito, l’allergia e molto altro!

    Sottoporre a LUNGHE COTTURE certe verdure dal sapore dolce (carote, cipolla, zucca ecc…), ne aumenta la dolcezza ed è un valido rimedio per contrastare quella “voglia di dolce” di cui tante persone sono vittime! Provare per credere!

    Le COTTURE VELOCI al contrario raffreddano il corpo e sono quindi indicate durante le stagioni più calde, in cui il corpo richiede di essere rinfrescato.

    Quindi in estate diamo il via a verdure con tagli più piccoli, scottate o saltate in padella.

    Ci sono poi alcuni importanti elementi che arricchisco le nostre verdure che sono molto sensibili al calore e dopo poco iniziano ad evaporare. È il caso della vitamina c (contenuta in alte dosi in tutta la famiglia dei cavoli) che inizia a volatilizzarsi dopo circa 7 minuti di cottura.

    Stesso discorso vale per l’OLIO.

    Se consumato COTTO ha un potere riscaldante. Questo particolare è molto importante per chi ha una dieta strettamente vegana, cioè senza alcun tipo di cibo animale, in quanto introduce calorie di cui il corpo ha bisogno anche per riscaldarsi. E chi è passato ad una alimentazione esclusivamente vegetale, sa che con questo modo di cibarsi, soprattutto i primi tempi, si tende ad avvertire maggiormente freddo.

    L’OLIO CRUDO invece, come qualsiasi altro succo di frutta, è rinfrescante. Dunque perfetto in estate, ma attenzione perché da crudo ha un effetto molto espansivo e tende a ripercuotersi sulla superficie del corpo, quindi chi ha problemi di pelle deve fare attenzione a non usarne troppo.

    Arriviamo al SALE. Questo alimento viene da sempre usato per conservare cibi, nella cosmetica ma anche come rimedio salutare, dati i molti benefici che un uso sapiente può procurare. Detto questo, è bene precisare che il sale è un alimento da usare in cucina con parsimonia, per le mille e note controindicazioni che un suo abuso ha.

    Innanzitutto qui parliamo del sale MARINO, che è meglio usare nella sua forma INTEGRALE per maggiore presenza e integrità di tutti i microelementi.

    La SALATURA dell’acqua ad INIZIO cottura, limita la fuoriuscita di sostanze aromatiche e nutritive dalle verdure, nello specifico dei sali minerali in esse contenuti. A fine cottura le verdure risulteranno quindi saporite. Dunque questo tipo di salatura può andare bene quando ciò che dobbiamo utilizzare in seguito alla cottura sono le verdure (mi raccomando conservate il brodo per altre preparazioni!), per esempio per farne una vellutata.

    Se invece ci interessa avere un brodo più saporito, conviene la SALATURA dell’acqua a FINE cottura, dato che durante la cottura i sali minerali e le sostanze aromatiche passeranno dalle verdure al liquido di cottura. A fine cottura le verdure cotte risulteranno meno saporite, mentre liquido maggiormente.

    I legumi vanno salati a fine cottura: in questo modo assorbono più acqua e risultano più morbidi.

  • Crostata di Lamponi ai due Cuori e dello stupore per la Pasticceria Macrobiotica!

    Forse mi ripeto, non lo so, ma la prima volta che ho assaggiato un dolce macrobiotico, sono rimasta stupita. Non che fossi prevenuta, ma io un gusto così buono insieme a tanta leggerezza non l’avevo mai provato! Da allora in casa mia non circola altro tipo di dolce.

    La questione fondamentale è che non usando prodotti di origine animale come uova, burro, latte vaccino, formaggi o panne varie, il dolce risulta molto più digeribile e di conseguenza più salutare. Mettiamoci anche il fatto che in macrobiotica non si usa zucchero né farine raffinate (entrambi hanno notevoli ripercussioni negative sull’andamento glicemico), in favore dei più profumati malti e delle più saporite farine integrali.

    Ne risulta quindi un dessert delicato, naturalmente aromatico e soprattutto buono con il nostro corpo, a tal punto che la seconda fetta non solo è concessa ma caldamente raccomandata!

    Ecco quindi la ricetta di questa buonissima crostata appena sfornata!

    CROSTATA DI LAMPONI AI DUE CUORI 

    Per la frolla:
    300 gr farina integrale di farro
    75 ml olio evo
    150 gr malto di riso
    20 ml succo di mela
    1/2 busta di lievito naturale (cremor tartaro)
    Pz di sale
    Pz di vaniglia

    Marmellata di arance senza zucchero qb
    1 piccolo cestello di lamponi freschi

    Preparare la frolla unendo prima gli ingredienti secchi e poi quelli liquidi (tranne il succo di mela che andrà unito alla fine se necessario). Unire poi tra loro le due parti e lavorare con le mani, fino ad ottenere un panetto sodo. Riporre avvolto da carta pellicola in frigorifero per circa un’ora.

    Frullare i lamponi conservandone qualcuno per guarnire la superficie.

    Estrarre quindi la frolla dal frigorifero, stenderla in una teglia rotonda per uno spessore di circa mezzo cm, bucherellare il fondo e cospargere con la marmellata di arance e successivamente con la purea di lamponi, guarnire con i frutti ed infornare a 180° per 25 minuti circa.

     

     

  • Crostata con Crema al Limone

    Era tanto tempo che volevo fare una crema al limone e adesso che sono così profumati mi è parso il momento giusto.

    E allora ho pensato ad una crostata, ma da mangiare bella fresca!

    In più, il gusto acido stimola il fegato e aiuta a sciogliere i grassi…c’è qualcosa di meglio di un dolce che aiuta a dimagrire??

    CROSTATA CON CREMA AL LIMONE

    Per la frolla:
    210 gr farina integrale di farro
    80 gr farina di mais fioretto
    75 ml olio evo
    150 gr malto di riso
    20 ml succo di mela
    2 cucchiaini di lievito naturale
    Pz di sale
    Pz di vaniglia

    Per la crema:
    350 ml latte di riso
    40 gr amido di mais
    Un limone, scorza e succo
    Pz di curcuma in polvere
    4/5 cucchiai di malto di riso (a seconda del gusto desiderato)

    Preparare la frolla unendo prima gli ingredienti secchi e poi quelli liquidi (tranne il succo di mela che andrà unito alla fine se necessario). Unire poi tra loro le due parti e lavorare con le mani, fino ad ottenere un panetto sodo. Riporre avvolto da carta pellicola in frigorifero per circa un’ora.

    Nel frattempo preparare la crema: versare il latte di riso in un tegame e iniziare a riscaldarlo. Introdurre l’amido poco alla volta e mescolare con un frustino manuale. Poco prima del bollore aggiungere la scorza di limone, la curcuma, il malto e in ultimo il succo di limone. Mescolare finché si addensa, togliere dal fuoco e lasciare intiepidire.

    Estrarre la frolla dal frigorifero e stenderla in una teglia. Versare la crema di limone sulla frolla e infornare a 180° per 25 minuti circa.

    Fare raffreddare e poi riporre in frigorifero almeno per 20/30 minuti prima di servire.

  • La Consapevolezza delle Scelte

    Ho appena terminato di leggere un interessante articolo di una rivista che leggo spesso: cucina naturale.

    Il numero di settembre contiene un pezzo di Luca Speciani (medico esperto in nutrizione e dietetica) che ha attirato la mia attenzione in quanto parte dalla considerazione di un dato importante: l’aspettativa di vita alla nascita è scesa. Dati del rapporto Osservasalute riguardanti gli anni 2014 e 2015. E, ancor peggio, la statistica Eurostat, per il periodo 2005/2013, ha dichiarato in discesa l’aspettativa di vita in salute, da 67,2 a 61,4 anni.

    Questo significa che, anche prima del calo di aspettativa di vita, si viveva di più, ma malati.

    Posto che non esiste il magico rimedio per l’eterna giovinezza e che la natura non ci programma per occupare il suolo pubblico all’infinito, esistono però degli stili di vita che ci permettono di vivere una in salute e quindi, probabilmente, anche più a lungo.

    Nella macrobiotica, come nella cultura orientale in generale, quella carica che consente all’embrione di formarsi, maturare, crescere, attraversare le fasi del vita, si chiama “Jing”. È una specie di conto in banca che va piano piano ad esaurirsi; io la chiamerei energia vitale, esaurita la quale, la vita vede la sua fine. Questa energia è limitata e non può essere in alcun modo accresciuta. Però esiste una diversa qualità di “Jing” che può essere creata per venire consumata a posto dello “Jing” essenziale e con scadenza. Morale della favola, se riesco a produrre più energia vitale di riserva, quella essenziale si consuma meno velocemente e la vita dura più a lungo.

    Vediamo, secondo la macrobiotica, quali sono tra i fattori principali che esauriscono questa carica vitale:

    stress, paure, precarietà, troppo lavoro
    sostanze tossiche e stimolanti
    troppo zucchero
    eccesso di proteine

    Leggendo questa lista ci si accorge subito che la saggezza orientale, fatta di antichi studi incentrati su uomo e cosmo, probabilmente aveva già da tempo previsto in quale direzione l’essere umano avrebbe volto il suo cammino e per fortuna ci ha lasciato in eredità una possibilità. Poi sta a noi coglierla.

    Non mi addentro nel discutere cosa possa avere causato questa inversione di tendenza, perché credo sia sotto gli occhi di tutti: sovrabbondanza (mangiamo troppo rispetto a ciò che è davvero necessario), cibo e aria inquinati, una presenza massiccia di proteine nella dieta, ritmi di vita serrati, lavori precari, ansie e patologie mentali dilaganti, un consumo impressionante di cibi raffinati già in giovanissima età…

    Quindi, anche se non ce lo diceva l’Eurostat o non ce lo prediceva la macrobiotica, quello che sta accadendo è facilmente osservabile e le conseguenze facilmente deducibili.

    Io penso che la consapevolezza sia l’elemento più importante nel vagliare le nostre scelte e non ci sono troppe scuse di presunta ignoranza, soprattutto al giorno d’oggi in cui le informazioni sono reperibili praticamente in tempo reale.

    Per questo motivo ancor di più leggo scritti come quello sulla rivista “cucina naturale”, ancor di più leggo le etichette sulle confezioni, ancor di più studio, ancor più attentamente osservo e parlo con le persone. E ancora di più scrivo articoli come questo.

  • Insalata di riso Speciale

    Oggi ho sentito la necessità di dare al mio pranzo un tocco in più. Ho scelto un piatto semplice come l’insalata di riso e ho aggiunto degli ingredienti che hanno qualcosa di speciale: la fermentazione.

    Tempo fa ho scritto un articolo sulla fermentazione parlando di verdure pressate (lo trovate qui), oggi invece voglio parlarvi del miso che è uno degli ingredienti speciali di questa insalata.

    Il miso è un prodotto fermentato a base di soia che viene usato da secoli in Giappone come toccasana e ingrediente indispensabile per una buona e lunga vita. Gli ingredienti usati per fare un buon miso sono soia, cereali, acqua, fermenti e sale.

    La caratteristica di questo peculiare condimento sta nell’avere una grande ricchezza di fermenti vivi, che tengono pulito il tratto intestinale favorendo anche la risoluzione di molti problemi digestivi, tanto che il mio maestro lo chiama “l’idraulico liquido”, proprio per il notevole effetto.

    Altra particolarità del miso è quella di essere forse uno dei cibi più equilibrati dal punto di vista dell’energia che ci conferisce il cibo: un perfetto incontro tra espansione e contrazione che conferiscono a questo alimento la capacità di eliminare gonfiori (espansione) da una parte e i ristagni (contrazione) dall’altra.

    Il miso può essere utilizzato come un dado vegetale da aggiungere nei brodi e nelle minestre a cottura ultimata (mai in cottura, mi raccomando, altrimenti i fermenti morirebbero) o, come ho fatto io, come condimento in insalate ma anche in creme e altri piatti.

    I tipi di miso che uso più spesso sono di riso, di orzo o quello chiaro. Esiste anche un tipo di miso preparato senza cereali, “Hatcho Miso” ma ha un sapore più deciso non adatto a tutte le preparazioni, ma comunque molto valido e altrettanto salutare.

    Il miso si può tranquillamente reperire nei negozi specializzati nella vendita di prodotti biologici.

    INSALATA DI RISO SPECIALE

    1/2 tazzina da caffè di riso basmati integrale
    1 carota
    1 pizzico di sale
    7/8 olive in salamoia
    2 cucchiaini di olio evo
    1 cucchiaino raso di miso di riso
    2 cucchiaini di acqua

    Tagliare finemente la carota a rondelle o a striscioline con il pelapatate o la mandolina. Condire le carote con il sale, massaggiandole con le mani finché diventano umide, riporle nel pressa verdure o in una ciotola con sopra altra ciotola con un peso dentro (di modo che le verdure risultino ben pressate. Lasciarle in pressione almeno 2 ore.
    Passato il tempo necessario estrarre le carote e strizzarle.

    Nel frattempo sciacquare il riso e metterlo a cuocere in pentola con il doppio del volume di acqua. Una volta cotto fare raffreddare.

    Tagliare le olive in piccoli pezzetti.

    In un recipiente mescolare miso e acqua.

    Unire infine riso, carote, olive, miso con acqua, e olio. Mescolare.

  • Budino Cacao e Nocciola

    E quando arriva la voglia di qualcosa di buono ma il forno proprio non c’è (o come me ti rifiuti di accenderlo perché fa troppo caldo!), ecco che è il momento del budino!

    Devo ammettere che i dolci al cucchiaio non mi sono mai piaciuti: troppo zuccherosi, consistenza che mai mi dava soddisfazione e via dicendo. Quando partecipai alla lezione sui dolci al cucchiaio della scuola macrobiotica, ero scettica e giá preparata a fare piccoli assaggi ma senza quella piacevolissima goduria che mi danno i dolci fatti secondo i crismi naturali.

    Diciamo che è stata una esperienza extrasensoriale! E imparare a giocare tra addensante (amido o kuzu) e gelificante (agar agar) per ottenere la giusta consistenza mi ha fatto apprezzare questo buonissimo dolce che ora preparo spesso.

    Ovviamente la versione macrobiotica del budino lo rende un dessert leggero, profumato, pieno di gusto e se si usa il kuzu come addensante (a posto dell’amido) diventa anche un dessert “terapeutico”. Il kuzu, polvere vegetale dalle note proprietà curative del tratto gastrointestinale, viene spesso usato nei rimedi della terapia alimentare.

    Se volete provare basta sostituire la quantità di amido in ricetta con una leggermente minore di kuzu, dal momento che quest’ultimo ha un potere maggiormente addensante.

    BUDINO CACAO E NOCCIOLA

    1 L latte di riso
    200 ml malto di riso (anche meno se lo si desidera meno dolce)
    1 pz sale
    1 cucchiaio di crema di nocciole
    3 cucchiaini di agar agar
    3 cucchiai di cacao amaro in polvere
    3 cucchiai di amido di mais

    Per il liquido di copertura:
    4 cucchiai di sciroppo di acero
    1 cucchiaio di acqua

    Sciogliere l’amido in poco di latte freddo.

    Mescolare in una ciotola malto, cacao e crema di nocciole.

    Sciogliere l’agar agar nel latte freddo, riporlo in un pentolino e portarlo a bollore. Aggiungere il sale.

    Aggiungere quindi il composto di malto, cacao e crema, mescolando. Sobbollire per circa 10 minuti, poi versare il latte con l’amido e continuare a mescolare finché il liquido si addensa.
    Versare nelle ciotoline, si solidificherà raffreddandosi.

    Diluire lo sciroppo d’acero con l’acqua e versare su ogni ciotolina ormai raffreddata.

    Conservare in frigorifero fino a quando il budino verrà servito.

  • Trofie al pesto di Menta e Limone: ovvero come sentirsi semplicemente grati

    Oggi ho fatto questo pesto davvero fresco e sfizioso. Avendo libero accesso all’orto dei gentilissimi padroni di casa dell’agriturismo in cui sto soggiornando, ne ho decisamente approfittato.

    Le quantità, devo dire, le ho fatte un po’ ad occhio, ma la cosa che mi preme è descrivere gli odori e la situazione.

    Innanzitutto Giuseppe (il proprietario) mi porta a fare un giro dell’orto: iniziamo dagli aromi che crescono vicino alla fontana bianca e sceglie per me la menta, bella, verde e molto piperita. Passiamo poi sotto al limone e ne stacco uno che continuo ad odorare per tutto il tempo perché sprigiona un aroma misto sole, terra e freschezza che infonde un’energia morbida, quasi tangibile. Passiamo tra file di pomodorini, melanzane, peperoncini, sedano, cetrioli vari, prezzemolo e basilico.

    Ogni cosa mi incanta: penso alla meraviglia che da sempre la natura ci offre nella sua semplicità e perseveranza, nonostante tutto. Un piccolo seme dá vita ad una pianta in grado di offrirci del cibo per vivere (al meglio) ogni stagione. Trovo che sia una grande soddisfazione unire le forze con una potenza del genere per ottenere questi risultati. Ti fa sentire parte di un qualcosa di completo e armonioso, quasi fosse una magia.

    Tornando verso l’uscio di casa rimango attaccata ai miei aromi freschi di menta e di limone e ho già in mente cosa farne. È quasi l’ora di pranzo e preparandomi ad allestire il piatto, mi sento grata di tanta bontà sulla mia tavola.

    E un grazie enorme a Giuseppe e Manuela, gestori dell’agriturismo, per averci aperto le porte della loro casa, per averci curato con l’amore dei loro gesti, dei sapori della loro terra, dei meravigliosi gatti, dei piccoli gechi e di tutto quanto tutto. A chi fosse interessato qui il loro sito.

    E adesso la ricetta con le dosi approssimative:

    Foglioline di menta, una manciata
    Mezza buccia di limone grattugiata
    Qualche seme di pinolo
    Qualche grano di sale grosso
    Olio evo 1 o 2 cucchiani

    Frullare il tutto o, meglio ancora, se avete un mortaio a portata di mano, triturare il tutto con un po’ di pazienza.

     

  • Un Soggiorno…Terapeutico!

    Oggi vorrei mostrarvi come con poco si possano ottenere risultati gratificanti.

    Per fare questo devo raccontarvi una breve storia, di una persona me molto cara: mia mamma, meglio conosciuta come la Signora Emilia.

    Ho avuto la fortuna di avere mia mamma per una decina di giorni ospite in casa mia durante un soggiorno in montagna.

    In questo periodo non abbiamo fatto nulla di particolare: la solita mia cucina, dal primo al dolce, ebbene sì, anche a colazione. Una passeggiata giornaliera di 20 minuti circa con le bambine che trottavano felici e non la smettevano un secondo di parlare e tanto tanto tempo all’aria aperta.

    Colazione: tisana con torta e frutta
    Pranzo: primo con cereali integrali, verdure e legumi
    Cena: piatto unico di verdure e cerali integrali e spesso un dolcetto

    Più o meno il menù è stato questo durante la settimana, perché poi il weekend si saliva su nei rifugi a mangiare qualcosa di speciale (per me sempre senza carne, formaggi e uova).

    Al momento della partenza la Signora Emilia, la mamma, mi confessa una cosa: “sono arrivata che mi sentivo appesantita, gonfia e rigida e di notte faticavo a dormire, ora mi sento molto meglio…e ho la pancia piatta!”.

    È bastato poco tempo per fare le scale (una rampa sulla roccia davvero ripida!) senza avere l’affanno, per sentirsi più agili e scattanti, sgonfi e pieni di energie.

    Ciò che consiglio è di cogliere l’occasione delle vacanze estive anche solo per fare quel poco che comunque porta con sè grandi cambiamenti. Infatti proprio ora inizia il periodo in cui il corpo comincia a rilasciare alcuni accumuli: quindi perdere peso in eccesso, nonché ripulirsi, diventa molto più facile e veloce, esattamente a partire da questo momento!

  • Carote pressate, la magia della Fermentazione

    Nel parlarvi della ricetta di oggi vi mostro orgogliosa un attrezzo che mi piace tanto e che uso molto: il pressa verdure. Che non è però necessario, ma molto più pratico e in frigo riduce notevolmente l’ingombro. Ma procediamo con ordine e partiamo dall’inizio.

    Oggi ho fatto le carote pressate con il sale. La pressatura veniva usata in passato per conservare certi alimenti, quando ancora non esistevano i frigoriferi.

    La procedura è semplice e veloce; poi bisogna dare modo alla natura di seguire il suo corso: ed ecco che, un alimento -una verdura con le sue caratteristiche e cose buone- si trasforma in un altro, ancora più ricco e buono per noi.

    Infatti, utilizzando il metodo della pressatura, già dopo 12 ore si attiva una leggera fermentazione che presenta numerosi vantaggi tra cui:

    produzione di varie vitamine, fermenti lattici e acido lattico, che rinforzano stomaco e intestino, attivando la digestione e riattivando la flora batterica intestinale e vaginale; forniscono sali minerali e vitamine, rinforzano il sistema immunitario, inibiscono lo sviluppo di batteri intestinali patogeni.

    Le verdure pressate in particolare aiutano a metabolizzare i grassi.

    Consiglio spesso l’utilizzo di insalatini, salamoie varie e verdure pressate, soprattutto in caso di debolezze intestinali o periodi di necessario recupero, durante e dopo i virus che colpiscono l’intestino. Li uso spesso anche in famiglia (a fine pasto non mancano praticamente mai), e posso assicurare che godiamo di una salute davvero ottima!

    Ecco la procedura:

    Sbucciare le carote e tagliarle molto molto finemente (meglio usare la mandolina) a rondelle o striscioline e mettere in un recipiente. Mescolare con il sale (1 cucchiaino da caffè per kg di verdura). Mettete le carote in una ciotola e metteteci sopra un’altra ciotola con un peso di almeno 1 kg (una bottiglia piena di acqua dovrebbe bastare). Oppure usate il pressa verdure. Dopo un po’ le verdure inizieranno a rilasciare la loro acqua.

    La pressione può variare da un minimo di 30 minuti, ad un massimo di 24 ore.

    Le verdure sotto pressione si conservano in frigorifero nella loro acqua ( mi raccomando non scolatele finché sono conservate in frigo!) per 2/3 giorni.

    Prima di servire, strizzare con le mani le verdure facendo uscire la loro acqua e poi condire a piacere.

  • Spalmabile Cannellini e Basilico

    Semplice semplice, veloce veloce: un modo per mangiare i legumi anche sotto l’ombrellone! E per chi proprio non ce la fa, quando fa troppo caldo, è concesso usare i fagioli già lessati!

    Lo Spalmabile si può usare su crostini, cracker, taralli, dentro al panino, sulla piadina o come accompagnamento di verdure o cereali. Cremosissimo e profumato, si adatta davvero praticamente a tutto.

    I fagioli cannellini ben si prestano a ricette simili data la loro alta cremositá (a differenza di altri legumi che rimangono più granulosi). Alla mia bambina piacciono molto, li mangia da sempre e, quando era piccina, adorava la crema di cannellini che cucinava la cuoca del nido (a cui ho subito chiesto la ricetta!).

    Provate a fare delle piccole palline con lo Spalmabile (attenzione a non farlo troppo morbido) e a rotolarle nei semini di sesamo…da leccarsi i baffi! Ottima versione aperitivo!

    SPALMABILE CANNELLINI E BASILICO

    250 gr fagioli cannellini già lessati
    1 cucchiaio di tahin
    10/15 foglie di basilico
    1 cucchiaino di curry
    Succo di limone, qualche goccia

    Riporre tutti gli ingredienti nel mixer e frullare.

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