La comunicazione sui corpi

In primavera si sente spesso parlare di detox e dimagrimento, perché è un periodo in cui il corpo è naturalmente predisposto all’eliminazione di eccessi e di tossine accumulati durante l’inverno.

Oggi però non parlerò di alimentazione in senso stretto, vorrei invece provare a fermarmi a riflettere su certi modi di esprimersi, di comunicare alcuni messaggi più o meno impliciti e su come essi possano essere recepiti da chi ascolta.

Al contempo voglio cercare di capire cosa c’è -o potrebbe esserci- dietro l’adesione a stili di vita, alimentari e programmi detox. Sono meccanismi delicati e con un certo grado di complessità, che non bisogna dare per scontati e di cui, a mio avviso, è necessario essere consapevoli.

Il punto è provare a comprendere come i contesti di significato dentro cui sono collocati certi termini o immagini, possano veicolare messaggi che vanno a sollecitare modalità di pensiero tossiche, che non hanno molto a che fare con il reale benessere personale e che rischiano di alimentare alcune insicurezze profonde.

L’argomento è articolato e non è semplice trattarne: sono settimane che ci ragiono sopra e ho impiegato parecchio tempo per radunare le parole. Questa analisi mi è servita a capire che i punti di vi(s)ta in gioco sono due: quello di chi parla di alimentazione e stile di vita e quello di chi ascolta. 

Io mi trovo a ricoprire entrambi i ruoli e dal momento che mi occupo di educazione alimentare, sento che è necessario pormi alcune domande e provare a dare qualche risposta.

PORSI DOMANDE E PROVARE A RISPONDERE

Che modello alimentare proponiamo? Quale disintossicazione? Che tipo di modello rappresentiamo e proponiamo tramite video, foto, articoli? Quali parole usiamo più spesso? Come si può sentire chi ci guarda e ascolta? Che immagini usiamo correntemente per raccontare la nostra attività? Quali messaggi possono veicolare?

Per provare a rispondere a queste domande e a meglio comprendere le dinamiche sottostanti alle possibili risposte, è utile fare un passo indietro per allargare lo sguardo e osservare quale valore si attribuisce oggi alla bellezza e al corpo.

LA BELLEZZA DEI CORPI

L’epoca in cui viviamo ha sviluppato una vera ossessione per tutto ciò che riguarda il corpo, in particolare quello “perfetto”.  Questo lo possiamo osservare bene sui social, dove l’immagine è il linguaggio predominante.

La bellezza è ormai riferita a una dimensione fisica, tangibile, osservabile, misurabile: è un concetto estremamente materico. La bellezza è sempre più un criterio di valutazione della persona, un modo per ottenere attenzione, ascolto, seguito.

Tutto ciò corre il rischio di fare accrescere in chi ascolta l’ansia da prestazione, per il timore di non essere conforme a determinati modelli di perfezione.

L’ansia che insorge all’idea di non aderire a questi modelli, molte volte apre il varco ai sensi di colpa per l’immagine meno “perfetta” che con ogni probabilità ci restituisce lo specchio o alla frustrazione per i comportamenti alimentari non in linea con il modello proposto.

Da ansia e sensi di colpa possono derivare pericolose distorsioni della relazione con il proprio corpo, con l’immagine di sé e con il proprio modo di nutrirsi.

COSA C’È DIETRO?

Alla base del radicamento di queste ansie, ci sono molte insicurezze che hanno a che fare con la storia personale di ognuno. Spesso si tratta di persone giovani, ancora in formazione e più fragili. Ma non solo. Parliamo anche di persone adulte che hanno dei conti in sospeso con il passato, che cercano risposte o semplicemente certezze, ma che non sempre hanno a disposizione gli strumenti adatti.

Posto che è impossibile pensare di occuparci delle problematiche personali di chi ci legge, guarda e segue, è però vero, importante e sempre possibile, chiedersi -io per prima- che effetto potrebbe avere il nostro modo di comunicare e veicolare certi messaggi e cercare di fare anche attenzione alle parole usate e ai loro significati.

Cerchiamo sempre di porci delle domande prima di rendere pubblici post, video, articoli e foto: che cosa voglio comunicare? Cosa potrebbe percepire chi mi guarda e mi legge?

NON SIAMO SOLO CORPO: LE EMOZIONI E GLI APPRENDIMENTI

Noi non siamo solo corpo, come non siamo solo mente: siamo un’entità unica e integrata. Le emozioni, positive o negative, costituiscono una forma di nutrimento fondamentale per la nostra persona e contribuiscono a radicare dentro di noi degli apprendimenti, definendo la qualità dell’esperienza che facciamo.

Grazie agli studi in ambito neuro-educativo, ho appreso e potuto sperimentare che quando impariamo qualcosa, il nostro cervello registra l’emozione che ha accompagnato l’apprendimento e da quel momento assocerà quella precisa emozione a quel particolare apprendimento. In altre parole, ogni volta che ci confrontiamo con l’oggetto di apprendimento, ritorna la stessa emozione.

Se associo l’immagine del mio corpo all’idea di imperfezione, di qualcosa che non va bene e che non è socialmente accettabile, ne deriva un’emozione negativa, di spiacere e senso di colpa. Uguale discorso vale per il cibo.

Ogni volta che mi guarderò allo specchio o che mangerò una pizza, sarò pervasa da sensazioni spiacevoli che, come detto sopra, possono avere pericolose conseguenze per la salute.

MESSAGGI DI CURA E AMOREVOLEZZA

Per creare armonia ed equilibrio, è dunque importante e necessario nutrirci di sentimenti di cura e amorevolezza verso noi stessi e verso gli altri.

Cambiando ancora punto di osservazione, alla luce di quanto detto fin qui sulle dinamiche che si possono scatenare in chi guarda e ascolta, continuo a ritenere importante che chi si occupa di divulgare saperi riguardanti i corpi, l’alimentazione e il benessere, tenga sempre in considerazione queste complessità, con coscienza e responsabilità, ponendosi costantemente domande e provando a dare delle risposte. 

Utilizzare un linguaggio (scritto o per immagini) che comunichi messaggi di cura e amorevolezza verso i corpi, comunque essi siano, può essere, ad esempio, un buon inizio.

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