La parola mindfulness deriva dall’inglese e significa letteralmente “consapevolezza”, è la pratica del prestare attenzione, che ci aiuta a capire dove o a cosa è rivolta la nostra attenzione e ci insegna a scegliere dove dirigerla.
Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, pioniere di questa disciplina, nonché scienziato e teorico del protocollo medico MBSR (MIndfulness Based Stress Reduction), mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”.
Si tratta di pratiche, esercizi, che prendono ispirazione dalla meditazione classica buddista ma legati ad un contesto di vita quotidiana. L’obiettivo è imparare a mettersi in relazione con se stessi (disagi compresi) e il mondo intorno, in maniera diversa, positiva, imparando a guardarli ed accettarli per ciò che realmente sono, per potere vivere ogni giorno con pienezza, senza stress e ansie.
L’applicazione più diffusa della mindfulness è legata all’area medica e clinica psicoterapica: il fondatore dell’uso clinico e moderno di questa pratica, Jon Kabat-Zinn, era infatti professore di medicina presso la University of Massachusetts e il suo approccio è fondato nelle ragioni della scienza, tanto che in base ai suoi principi e pratiche, sono stati ideati dei protocolli medici per la cura di svariate patologie, come: il programma di Riduzione dello Stress Basato sulla Mindfulness (RSBM) di Kabat-Zinn (1990) e la Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (TCBM) di Segal, Williams e Teasdale (2002). In ambito delle dipendenze, da sostanze, come anche i disturbi alimentari, spesso i medici ricorrono ai protocolli basati sulla mindfulness.
Oggi però questa pratica è uscita dagli ospedali e dalle cliniche e viene insegnata anche in altri contesti, più vicini alla nostra vita quotidiana e sempre con gli obiettivi di migliorare la relazione con se stessi e il proprio mondo.
La mindfulness è caratterizzata da due componenti legate tra loro:
- la capacità di dirigere l’attenzione al momento presente (autoregolazione dell’attenzione)
- La disposizione con cui lo si fa (curiosità, apertura e accettazione).
Questi elementi rendono possibile alla persona di relazionarsi in una maniera “mindful” alle proprie esperienze (con consapevolezza, accoglienza e accettazione). La mindfulness viene infatti anche detta “modalità dell’essere” o del “non fare” per la caratteristica del vivere tutto ciò che viene senza fare niente per cambiarlo, mandarlo via o per trattenerlo, ma lasciandolo essere e lasciandolo scorrere.
Il che però non significa rassegnarsi, diventare pigri o passivi davanti agli accadimenti della vita, al contrario, significa imparare a decidere e distinguere con lucidità e condurre la nostra vita davvero dove desideriamo.
Ho iniziato ad interessarmi alla mindfulness anni fa, quando la mia bambina era piccola ed ho cercato una modalità per incanalare la grande energia che aveva, soprattutto alla sera, che l’agitava parecchio e spesso la distoglieva dal fare quotidiano, dal prestare attenzione alle sue piccole ma impegnative attività, con conseguenti frustrazioni, incomprensioni ecc..
Così mi sono informata e ho acquistato un libro (Calmo e attento come una ranocchia, ed.Red), con una parte di spiegazione teorica e un cd con le esercitazioni pratiche, divise per età.
Abbiamo iniziato le nostre pratiche e, per tanto tempo, è rimasta una tra le attività preferite di mia figlia, prima di andare a dormire e la valutazione dei risultati è stata decisamente positiva.
Successivamente ho deciso di formarmi io stessa e diventare “Facilitatrice di mindfulness”, per potere guidare altre persone nella pratica.
Un aspetto che mi ha colpito di questa disciplina è la sua estrema semplicità, sia nell’apprenderla che nell’insegnarla.
Ad oggi è una tecnica che utilizzo molto nelle mie consulenze e nelle esperienze in natura, con adulti e bambini, per attivare e favorire una connessione con se stessi e con il mondo che ci circonda, che sia ancora più profonda.
La pratica della mindfulness mi ha portato in poco tempo, tra le altre cose, ad una profonda lucidità di pensiero, ad una facilità nell’esprimermi e trovare le parole giuste, nonché nel riuscire a regolare i miei stati interiori.
La mia pratica è quotidiana, e questo è un aspetto fondamentale per avere benefici costanti, ma la cosa positiva è che è un “allenamento prêt à porter”: infatti posso dedicarmi agli esercizi a casa, mentre mi lavo i denti, mentre sono in treno, insomma ovunque e anche per pochi minuti alla volta.
I benefici si sentono davvero in poco tempo, ma non bisogna avere fretta perché ogni giorno che passa, guadagno un pezzetto in più e mi accorgo che più pratico, più mi rendo conto che tante cose sono molto più semplici da affrontare e i risultati decisamente migliori.