EMOZIONI D’AUTUNNO: l’ANSIA

L’autunno è tra le mie stagioni preferite e la più attesa: pone fine al caldo forte, che io mal sopporto. In questa stagione poi, fioriscono, poco alla volta, dei colori carichi di intensità e messaggi.  

Per me l’autunno è il momento del ripartire con rinnovato vigore, del riprendere da dove avevo lasciato e dell’intraprendere nuove avventure.

Non per tutti è così, ad alcuni l’autunno sa di malinconia, tristezza, perdita.

Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, in questo periodo dell’anno avviene un cambio energetico e si lascia l’energia estiva, “fuoco”, per entrare nella casa dell’energia “terra”. Tutto rallenta, la natura cambia, si addolcisce nei sapori, come nei colori e si prepara ad incamerare il calore estivo per superare il freddo invernale. Gli organi collegati a questa qualità energetica sono milza, pancreas e stomaco. 

La medicina orientale ha la straordinaria abitudine di contemplare l’essere umano in tutta la sua interezza, dunque non ci parla solo di organi ma anche di emozioni. In realtà non esiste una netta separazione tra corpo fisico e mentale, in MTC si parla di debolezze che si manifestano attraverso dolori e fastidi in alcune zone del corpo, come anche attraverso fragilità psichiche più o meno profonde, nonché stati d’animo particolari.  

Alcuni stati emotivi che indicano un disequilibrio di questa energia (e di questi organi)  sono ANSIA, o PREOCCUPAZIONE CONTINUA, PENSIERO FISSO.

In altri articoli (clicca qui) spiego il disequilibrio dal punto di vista alimentare, ora vorrei concentrarmi invece sulle emozioni.

Secondo l’interpretazione psicoanalitica classica, l’ansia è uno stato psichico di un individuo, che si verifica quando si perde il contatto con il proprio centro, il proprio Sé.

Secondo l’ayurveda, l’ansia deriva dal sentirsi separati.

Da un certo certo punto di vista, per liberarci dall’ansia dovremmo solo ristabilire la nostra naturale connessione, l’unità.

Tempo fa mi è capitato di leggere un articolo in cui si diceva che le persone che abitano nei Paesi meno sviluppati soffrono molto poco di ansia. Il dato è molto elevato invece per coloro che abitano nelle grandi e ricche città. Questo ci porta a riflettere su due aspetti. Innanzitutto lo stato economico non è un fattore discriminante o decisivo per lo svilupparsi dell’ansia, in secondo luogo l’essere connessi non è riconducibile al fatto di avere o meno una folta popolazione intorno.

L’ansia è diventata un tratto ormai abbastanza diffuso e caratteristico della società nell’epoca storica moderna e contemporanea. Siamo così distratti da ciò che desideriamo di volta in volta, dai rimpianti per un passato andato o da pensieri vaganti riguardanti il futuro, da dimenticarci di ciò che rende la vita degna di essere vissuta: godersi quel che di bello e buono abbiamo nel momento presente.

L’ansia può avere livelli di profondità e radicamento differenti ma nel momento in cui ci rendiamo conto che alcune nostre emozioni sfociano in un reale stato di grande malessere, tale da sentirsi malati, il mio consiglio è di rivolgersi a terapeuti esperti che sapranno indirizzarci al meglio, ma in ogni modo ci sono molte cose che ognuno di noi può fare per aiutare sé stesso.  

Cosa fare dunque per liberarci dall’ansia?

“Niente” è sicuramente la risposta più adatta. Potrà sembrare un paradosso ma chi ha a che fare con l’ansia lo sa: più la si evita, più la si combatte, più la si “tiene d’occhio”, più essa ci risucchia dentro.

Più impariamo ad osservare in maniera consapevole le esperienze fisiche ed emotive legate agli stati d’ansia, più capiamo che queste come arrivano, se ne vanno e che ci lasciano più in fretta se noi non ci ancoriamo ad esse, continuando a pensarci.

Il primo passo per liberarci dall’ansia è sicuramente riuscire ad accettare il nostro stato d’animo per quel che è: solo nel momento in cui riconosciamo la situazione per quella che è, e la accettiamo (nella vita non deve essere per forza tutto perfetto), possiamo distinguere con chiarezza che cosa provoca la nostra ansia.

In secondo luogo cercare di riunirci al nostro Sé, al nostro intero, alla nostra idea sei sé, riesce a farci smettere di avere paura di perderci. È importante per questo chiarire, per così dire, il proprio “progetto educativo”, cioè chi siamo e cosa vogliamo.

Altro elemento importante, soprattutto quando capiamo che con i nostri pensieri vaganti ci stiamo avvicinando alla “zona d’ansia”, è tornare con la mente al momento presente, a ciò che succede adesso.

Secondo la mia esperienza, un buon modo per cercare questa consapevolezza, può essere la mindfulness (vuoi sapere che cosa è la mindfulness? clicca qui), che è ormai una attività consolidata in ambito psicoterapico per il trattamento di diversi stati patologici ma, sotto una guida esperta, può essere praticata da chiunque e in qualsiasi contesto con risultati davvero ottimi.

Altre possibilità, che ho sperimentato come fondamentali per riconnetterci con noi stessi, sono il contatto con la natura e il movimento corporeo.

L’uno ci da la possibilità di tornare a casa, dove l’uomo è nato e ha vissuto per migliaia di anni in armonia; l’altro ci riconnette con le nostre risorse e capacità, con la nostra forza.

Uscire in cerca di un prato, un bosco, degli alberi, un po’ di verde da vivere per un poco di tempo ogni giorno, ha degli effetti sorprendenti da innumerevoli punti di vista. La riduzione dello stress è sicuramente uno di questi. Gli studi a conferma del potere terapeutico della natura si stanno moltiplicando. Chiaramente più la qualità di verde che possiamo vivere è alta, maggiori saranno i benefici. Ma accontentiamoci di quel che c’è e iniziamo da lì. (Per miei approfondimenti del tema “natura terapia”, clicca qui o cerca nel mio blog).

Muovere il nostro corpo, oltre a renderlo più elastico e vigoroso, ha il grande vantaggio di mostrarci ciò che possiamo fare con noi stessi (oltre che stare in salute), la nostra forza, non solo fisica ma anche del cambiamento personale, il che non è una cosa da poco.

Ricordo che, anni fa, proposi ad una ragazzina molto insicura che frequentava il centro di aggregazione in cui lavoravo, un percorso motorio con esercizi piuttosto semplici: il solo fatto di riuscire a toccarsi le punte dei piedi per lei fu una grande conquista che la spinse a fare ancora meglio e ad acquistare maggiore fiducia nelle sue possibilità.

Dunque, il nostro motto dell’autunno potrebbe nascere dalle parole di un mio ex docente universitario, Duccio Demetrio: “Il mutamento della natura diventa stile di vita, arte della contemplazione e dell’attesa; il tema della fugacità è inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita.” 

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