• PASSEGGIATA DOMESTICA D’AUTUNNO & VIDEO CORSO DI CUCINA NATURALE PER RINFORZARE GLI ORGANI

    L’autunno è una stagione ricca di meraviglia, di colori e bagliori infuocati. La Natura rallenta la sua corsa e ci indica come sia arrivato il momento di procedere più lentamente, con consapevolezza, di fermarsi a raccogliere i pensieri, godendoci un tempo intimo, con se stessi e ciò che ci circonda.
    L’esperienza ecoterapica che propongo, nasce per permetterti di sperimentare un modo che possa dare vita ad un rinnovato equilibrio.
    Mediante pratiche come la green mindfulness, il cammino consapevole, l’autonarrazione attraverso il racconto della storia dell’albero e del luogo che ci ospita, lavoreremo in connessione con la Natura sul rinforzo della sfera emozionale e di alcuni organi che in autunno necessitano di maggiore equilibrio per potere affrontare l’inverno in salute.
    Anche il nutrimento, il prendersi cura di sé attraverso il cibo, rientra fra quelle esperienze ecoterapiche di riavvicinamento ad innate intuizioni sulla percezione di sé, dei propri bisogni fondamentali e del proprio corpo. Non mancheranno quindi pratiche e rimedi di alimentazione naturale a completamento del cerchio del benessere.
    È un cammino, un percorso, che può avere in questo momento il suo inizio.
    L’esperienza di riconnessione riguarda tutto il contesto che ci circonda, con la sua storia e le persone che vi si trovano.
    Cammineremo luoghi domestici, più o meno antropizzati, senza per questo considerarli di minor valore, perché portano in sé messaggi e segnali importanti, perché ci rappresentano e costituiscono il nostro punto di partenza e riferimento.Le esperienze di riconnessione con l’ambiente volte ripristinare l’armonia perduta nel tempo, hanno fondamento e principio nell’idea che siamo Natura e che l’allontanamento dall’elemento in cui donna e uomo sono cresciuti e cui sono appartenuti per milioni di anni, ha portato a sviluppare malesseri a volte molto profondi. Anche gli studi scientifici degli ultimi 30-40 anni confermano gli effetti positivi che queste pratiche ecoterapiche hanno su corpo e mente. Il bisogno è di tornare alle nostre radici a ristabilire la consapevolezza della nostra identità e appartenenza.
    Il corso è composto da due moduli:
    ◊ percorso in natura per un lavoro di ri-equlibrio psico-fisico
    video corso con ricette autunnali di cucina naturale per il rinforzo del corpo + partecipazione a webinar
    Cosa portare:
    è consigliato indossare abiti confortevoli, scarpe comode adatte a terreni fangosi o umidi (eventuale ricambio di scarpe), materassino o coperta.
    Costo: 30€ (percorso completo di entrambi i moduli, webinar e dispensa)
    PER ISCRIZIONI E INFO: info@chiccotondo.comLA VOSTRA GUIDA:
    Chicco Tondo sono io, Tiziana Padovan, educatrice, accompagnatrice in natura, facilitatrice di Mindfulness, cuoca e terapista di alimentazione naturale. Un bell’intruglio, forse una pozione, sicuramente una grande passione.
    Nata nel 1975, ho iniziato molto giovane ad interessarmi alla cura e benessere altrui, lavorando da sempre come educatrice e frequentando la facoltà di Scienze dell’Educazione presso l’Università degli Studi di Milano.
    Uno dei preziosi insegnamenti appresi durante questo percorso è che il benessere si costruisce giorno per giorno, nelle cose più piccole e semplici, per noi e per chi verrà.
    La natura, con la sua terra, gli alberi, l’erba, gli animali, è da sempre il mio habitat, in cui muovere passi, crescere, cercare e trovare, nel quale mi riconosco e riesco a vivere pienamente il mio essere.
    Ed è con questa inclinazione al mondo naturale, all’educazione e alla cura, che nel tempo mi sono avvicinata a tante delle discipline che ho studiato e praticato e nelle quali mi sono formata negli anni.
    Ho conosciuto ed utilizzato svariate forme di medicina naturale: omeopatia, fitoterapia, bioenergetica, shiatsu ecc.; ho cercato di vivere ogni giorno in maniera ecosostenibile e solidale, in equilibrio con la natura; ho praticato discipline corporee, come la danza, che mi facessero sentire libera e parte di un movimento unico.
    Ho realizzato che -come diceva il filosofo Feuerbach- siamo quello che mangiamo ed ho conosciuto e sperimentato il grande potere terapeutico del cibo.
    Nel tempo, ho aggiunto ulteriori pezzi al mio bagaglio, decidendo di diventare cuoca e terapista alimentare (presso la scuola di cucina naturale “La Sana Gola di Milano), facilitatrice in Mindfulness (accreditata da “Holistic accreditation Board” dell’International Practitioners of Holistic Medicine -IPHM-) e frequentando corsi di formazione in Neuroeducazione e Outdoor Educations (presso “L’Asilo nel bosco” e “Biella Cresce”), arricchendo così l’educatrice di nuovi saperi, sapori e possibilità.
    Quindi ho unito passioni, studi, esperienza, competenze e ho iniziato ad organizzare corsi di cucina e di educazione alimentare, consulenze, esperienze in natura di formazione e crescita personale, incontri, laboratori.
    Il mio obiettivo è diffondere un’idea ed una pratica volte alla realizzazione di uno stile di vita in equilibrio con la natura -perché siamo natura- e allo sviluppo delle potenzialità personali e dunque poter aiutare chi si rivolge a me nella risoluzione di svariati problemi di salute o difficoltà in snodi esistenziali, riguardanti temi educativi e di formazione umana.

  • mindfuness e la mia esperienza

    La parola mindfulness deriva dall’inglese e significa letteralmente “consapevolezza”, è la pratica del prestare attenzione, che ci aiuta a capire dove o a cosa è rivolta la nostra attenzione e ci insegna a scegliere dove dirigerla.

    Secondo la definizione di Jon Kabat-Zinn, pioniere di questa disciplina, nonché scienziato e teorico del protocollo medico MBSR (MIndfulness Based Stress Reduction), mindfulness significa “porre attenzione in un modo particolare: intenzionalmente, nel momento presente e in modo non giudicante”.

    Si tratta di pratiche, esercizi, che prendono ispirazione dalla meditazione classica buddista ma legati ad un contesto di vita quotidiana. L’obiettivo è imparare a mettersi in relazione con se stessi (disagi compresi) e il mondo intorno, in maniera diversa, positiva, imparando a guardarli ed accettarli per ciò che realmente sono, per potere vivere ogni giorno con pienezza, senza stress e ansie.

    L’applicazione più diffusa della mindfulness è legata all’area medica e clinica psicoterapica: il fondatore dell’uso clinico e moderno di questa pratica, Jon Kabat-Zinn, era infatti professore di medicina presso la University of Massachusetts e il suo approccio è fondato nelle ragioni della scienza, tanto che in base ai suoi principi e pratiche, sono stati ideati dei protocolli medici per la cura di svariate patologie, come: il programma di Riduzione dello Stress Basato sulla Mindfulness (RSBM) di Kabat-Zinn (1990) e la Terapia Cognitiva Basata sulla Mindfulness (TCBM) di Segal, Williams e Teasdale (2002). In ambito delle dipendenze, da sostanze, come anche i disturbi alimentari, spesso i medici ricorrono ai protocolli basati sulla mindfulness.

    Oggi però questa pratica è uscita dagli ospedali e dalle cliniche e viene insegnata anche in altri contesti, più vicini alla nostra vita quotidiana e sempre con gli obiettivi di migliorare la relazione con se stessi e il proprio mondo.

    La mindfulness è caratterizzata da due componenti legate tra loro: 

    • la capacità di dirigere l’attenzione al momento presente (autoregolazione dell’attenzione)
    • La disposizione con cui lo si fa (curiosità, apertura e accettazione).

    Questi elementi rendono possibile alla persona di relazionarsi in una maniera “mindful” alle proprie esperienze (con consapevolezza, accoglienza e accettazione). La mindfulness viene infatti anche detta “modalità dell’essere” o del “non fare” per la caratteristica del vivere tutto ciò che viene senza fare niente per cambiarlo, mandarlo via o per trattenerlo, ma lasciandolo essere e lasciandolo scorrere.

    Il che però non significa rassegnarsi, diventare pigri o passivi davanti agli accadimenti della vita, al contrario, significa imparare a decidere e distinguere con lucidità e condurre la nostra vita davvero dove desideriamo.

    Ho iniziato ad interessarmi alla mindfulness anni fa, quando la mia bambina era piccola ed ho cercato una modalità per incanalare la grande energia che aveva, soprattutto alla sera, che l’agitava parecchio e spesso la distoglieva dal fare quotidiano, dal prestare attenzione alle sue piccole ma impegnative attività, con conseguenti frustrazioni, incomprensioni ecc..

    Così mi sono informata e ho acquistato un libro (Calmo e attento come una ranocchia, ed.Red), con una parte di spiegazione teorica e un cd con le esercitazioni pratiche, divise per età. 

    Abbiamo iniziato le nostre pratiche e, per tanto tempo, è rimasta una tra le attività preferite di mia figlia, prima di andare a dormire e la valutazione dei risultati è stata decisamente positiva.

    Successivamente ho deciso di formarmi io stessa e diventare “Facilitatrice di mindfulness”, per potere guidare altre persone nella pratica. 

    Un aspetto che mi ha colpito di questa disciplina è la sua estrema semplicità, sia nell’apprenderla che nell’insegnarla.

    Ad oggi è una tecnica che utilizzo molto nelle mie consulenze e nelle esperienze in natura, con adulti e bambini, per attivare e favorire una connessione con se stessi e con il mondo che ci circonda, che sia ancora più profonda. 

    La pratica della mindfulness mi ha portato in poco tempo, tra le altre cose, ad una profonda lucidità di pensiero, ad una facilità nell’esprimermi e trovare le parole giuste, nonché nel riuscire a regolare i miei stati interiori. 

    La mia pratica è quotidiana, e questo è un aspetto fondamentale per avere benefici costanti, ma la cosa positiva è che è un “allenamento prêt à porter”: infatti posso dedicarmi agli esercizi a casa, mentre mi lavo i denti, mentre sono in treno, insomma ovunque e anche per pochi minuti alla volta.

    I benefici si sentono davvero in poco tempo, ma non bisogna avere fretta perché ogni giorno che passa, guadagno un pezzetto in più e mi accorgo che più pratico, più mi rendo conto che tante cose sono molto più semplici da affrontare e i risultati decisamente migliori.

  • EMOZIONI D’AUTUNNO: l’ANSIA

    L’autunno è tra le mie stagioni preferite e la più attesa: pone fine al caldo forte, che io mal sopporto. In questa stagione poi, fioriscono, poco alla volta, dei colori carichi di intensità e messaggi.  

    Per me l’autunno è il momento del ripartire con rinnovato vigore, del riprendere da dove avevo lasciato e dell’intraprendere nuove avventure.

    Non per tutti è così, ad alcuni l’autunno sa di malinconia, tristezza, perdita.

    Secondo la Medicina Tradizionale Cinese, in questo periodo dell’anno avviene un cambio energetico e si lascia l’energia estiva, “fuoco”, per entrare nella casa dell’energia “terra”. Tutto rallenta, la natura cambia, si addolcisce nei sapori, come nei colori e si prepara ad incamerare il calore estivo per superare il freddo invernale. Gli organi collegati a questa qualità energetica sono milza, pancreas e stomaco. 

    La medicina orientale ha la straordinaria abitudine di contemplare l’essere umano in tutta la sua interezza, dunque non ci parla solo di organi ma anche di emozioni. In realtà non esiste una netta separazione tra corpo fisico e mentale, in MTC si parla di debolezze che si manifestano attraverso dolori e fastidi in alcune zone del corpo, come anche attraverso fragilità psichiche più o meno profonde, nonché stati d’animo particolari.  

    Alcuni stati emotivi che indicano un disequilibrio di questa energia (e di questi organi)  sono ANSIA, o PREOCCUPAZIONE CONTINUA, PENSIERO FISSO.

    In altri articoli (clicca qui) spiego il disequilibrio dal punto di vista alimentare, ora vorrei concentrarmi invece sulle emozioni.

    Secondo l’interpretazione psicoanalitica classica, l’ansia è uno stato psichico di un individuo, che si verifica quando si perde il contatto con il proprio centro, il proprio Sé.

    Secondo l’ayurveda, l’ansia deriva dal sentirsi separati.

    Da un certo certo punto di vista, per liberarci dall’ansia dovremmo solo ristabilire la nostra naturale connessione, l’unità.

    Tempo fa mi è capitato di leggere un articolo in cui si diceva che le persone che abitano nei Paesi meno sviluppati soffrono molto poco di ansia. Il dato è molto elevato invece per coloro che abitano nelle grandi e ricche città. Questo ci porta a riflettere su due aspetti. Innanzitutto lo stato economico non è un fattore discriminante o decisivo per lo svilupparsi dell’ansia, in secondo luogo l’essere connessi non è riconducibile al fatto di avere o meno una folta popolazione intorno.

    L’ansia è diventata un tratto ormai abbastanza diffuso e caratteristico della società nell’epoca storica moderna e contemporanea. Siamo così distratti da ciò che desideriamo di volta in volta, dai rimpianti per un passato andato o da pensieri vaganti riguardanti il futuro, da dimenticarci di ciò che rende la vita degna di essere vissuta: godersi quel che di bello e buono abbiamo nel momento presente.

    L’ansia può avere livelli di profondità e radicamento differenti ma nel momento in cui ci rendiamo conto che alcune nostre emozioni sfociano in un reale stato di grande malessere, tale da sentirsi malati, il mio consiglio è di rivolgersi a terapeuti esperti che sapranno indirizzarci al meglio, ma in ogni modo ci sono molte cose che ognuno di noi può fare per aiutare sé stesso.  

    Cosa fare dunque per liberarci dall’ansia?

    “Niente” è sicuramente la risposta più adatta. Potrà sembrare un paradosso ma chi ha a che fare con l’ansia lo sa: più la si evita, più la si combatte, più la si “tiene d’occhio”, più essa ci risucchia dentro.

    Più impariamo ad osservare in maniera consapevole le esperienze fisiche ed emotive legate agli stati d’ansia, più capiamo che queste come arrivano, se ne vanno e che ci lasciano più in fretta se noi non ci ancoriamo ad esse, continuando a pensarci.

    Il primo passo per liberarci dall’ansia è sicuramente riuscire ad accettare il nostro stato d’animo per quel che è: solo nel momento in cui riconosciamo la situazione per quella che è, e la accettiamo (nella vita non deve essere per forza tutto perfetto), possiamo distinguere con chiarezza che cosa provoca la nostra ansia.

    In secondo luogo cercare di riunirci al nostro Sé, al nostro intero, alla nostra idea sei sé, riesce a farci smettere di avere paura di perderci. È importante per questo chiarire, per così dire, il proprio “progetto educativo”, cioè chi siamo e cosa vogliamo.

    Altro elemento importante, soprattutto quando capiamo che con i nostri pensieri vaganti ci stiamo avvicinando alla “zona d’ansia”, è tornare con la mente al momento presente, a ciò che succede adesso.

    Secondo la mia esperienza, un buon modo per cercare questa consapevolezza, può essere la mindfulness (vuoi sapere che cosa è la mindfulness? clicca qui), che è ormai una attività consolidata in ambito psicoterapico per il trattamento di diversi stati patologici ma, sotto una guida esperta, può essere praticata da chiunque e in qualsiasi contesto con risultati davvero ottimi.

    Altre possibilità, che ho sperimentato come fondamentali per riconnetterci con noi stessi, sono il contatto con la natura e il movimento corporeo.

    L’uno ci da la possibilità di tornare a casa, dove l’uomo è nato e ha vissuto per migliaia di anni in armonia; l’altro ci riconnette con le nostre risorse e capacità, con la nostra forza.

    Uscire in cerca di un prato, un bosco, degli alberi, un po’ di verde da vivere per un poco di tempo ogni giorno, ha degli effetti sorprendenti da innumerevoli punti di vista. La riduzione dello stress è sicuramente uno di questi. Gli studi a conferma del potere terapeutico della natura si stanno moltiplicando. Chiaramente più la qualità di verde che possiamo vivere è alta, maggiori saranno i benefici. Ma accontentiamoci di quel che c’è e iniziamo da lì. (Per miei approfondimenti del tema “natura terapia”, clicca qui o cerca nel mio blog).

    Muovere il nostro corpo, oltre a renderlo più elastico e vigoroso, ha il grande vantaggio di mostrarci ciò che possiamo fare con noi stessi (oltre che stare in salute), la nostra forza, non solo fisica ma anche del cambiamento personale, il che non è una cosa da poco.

    Ricordo che, anni fa, proposi ad una ragazzina molto insicura che frequentava il centro di aggregazione in cui lavoravo, un percorso motorio con esercizi piuttosto semplici: il solo fatto di riuscire a toccarsi le punte dei piedi per lei fu una grande conquista che la spinse a fare ancora meglio e ad acquistare maggiore fiducia nelle sue possibilità.

    Dunque, il nostro motto dell’autunno potrebbe nascere dalle parole di un mio ex docente universitario, Duccio Demetrio: “Il mutamento della natura diventa stile di vita, arte della contemplazione e dell’attesa; il tema della fugacità è inteso non come fonte di tristezza ma come rinnovato desiderio di vita.” 

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